MILANO – Per celebrare i cento anni della nascita – caduti nel dicembre 2022 – la Fondazione Luciano Bianciardi e la casa editrice Kleiner Flug hanno dato alla luce ad una originale e unica graphic novel sull’autore de La Vita Agra, scritta da Niccolò Testi e disegnata da Giulio Ferrara l’anno scorso. Com’è? Una sfida, una sfida coraggiosa soprattutto in questi tempi avari, per uno scrittore di enorme importanza ma di non altrettanta fama. Affrontando il rischio di parlare solo ad un pubblico di nicchia, il graphic novel – titolato semplicemente Bianciardi – riesce invece, proprio grazie al linguaggio del fumetto, a far entrare con immediatezza e semplicità il lettore (qualsiasi tipo di lettore) nel doloroso mondo di Luciano Bianciardi, un mondo che lo pone – suo malgrado – solitario viaggiatore a cavallo tra passato e modernità.

Su questa linea Bianciardi si muove con tutto il disagio esistenziale, alimentato da una rabbia politica mai allineata, da dissidente e libero pensatore. Una storia umana tutt’altro che semplice e a lieto fino, che si articola lungo quegli anni Sessanta, dove Grosseto e Milano sono il passato e il futuro, dove l’antica e feroce lotta di classe delle miniere toscane viene abbandonata per la misera esistenza nella grande città. In bilico tra fabbriche, smog e i conflitti nascenti dell’industria della produzione culturale. Anche il successo de La Vita Agra – diventato poi nel 1962 anche un grande film diretto da Luciano Salce con Ugo Tognazzi – è vissuto unicamente come la vittoria della società dei consumi che tutto digerisce e trasforma in opportunità di profitto. Incluse le idee e le opere di critica più radicale.

Bianciardi così affonda sempre più nell’alcool e nella mancanza di un posto dove sentirsi adeguato, in un rancore verso la società moderna lucido e autodistruttivo. In un’epoca in cui la politica offriva risposte e identità, lo scrittore – che morirà nel 1971 a soli 49 anni – affronta la modernità incarnata dalla Milano di quegli anni con solitaria disperazione, nonostante una collocazione politica molto netta. Perché? Semplice: perché le risposte collettive sono per chi si fa poche domande. Il destino da intellettuale non allineato, costretto a proprie spese a guardare e raccontare la realtà per quello che è, affiancato al suo talento letterario fuori dal comune, rendono Luciano Bianciardi il cronista e il feroce narratore della modernità italiana, con tutto il bagaglio di miserie nascoste sotto un sottile strato di conformismo.

Dal graphic novel emerge tutto questo grazie a un’operazione di grande equilibrio, tra sceneggiatura e testi di ottimo livello che mescolano racconto ed estratti originali dei suoi scritti, portati al lettore attraverso un tratto grafico elegante e dinamico. Un’operazione difficile, coraggiosa e perfettamente riuscita, perché apre una nuova via per raggiungere un punto di osservazione impervio, dolente e solenne che le opere di Bianciardi ci hanno lasciato in eredità. Consigliatissimo.
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