ROMA – Poteva essere un disastro. Uno scimmiottare in tutto e per tutto l’originale francese, Dix pour cent, serie ideata da Fanny Herrero e diventata un cult da svariati remake in giro per il mondo, da Bollywood alla Spagna passando perfino per Turchia e Cina. Invece Call My Agent – Italia – già disponibile su Sky Serie e NOW – ha saputo trovare la sua cifra narrativa. In primis grazie alla scrittura di Lisa Nur Sultan capace di dare vita ad un racconto in grado di giocare con gli elementi che hanno reso la serie madre tanto amata dal pubblico, per poi calarli nel nostro contesto italiano senza snaturarla ma, anzi, donandogli una sua individualità e una sua specificità.

Sei episodi, prodotti da Sky Studios e Palomar, in cui Call My Agent – Italia ci porta dietro le quinte del mondo dello spettacolo. Un omaggio (auto)ironico ai protagonisti del cinema e della serialità italiana che, per chi non fa parte di questo ambiente, potrebbe sembrare quasi un racconto di fantascienza, tra contratti dalle clausole assurde e attrici mitomani. Ma Call My Agent ha più il retrogusto del neorealismo o del documentario se volessimo usare metri di paragone a sfondo cinematografico.

Diretta da Luca Ribuoli, la serie segue le vicissitudini di una potente agenzia di spettacolo e le storie dei suoi soci, che gestiscono le carriere delle più grandi star del nostro cinema. Lea (Sara Drago), Gabriele (Maurizio Lastrico), Vittorio (Michele Di Mauro) ed Elvira (Marzia Ubaldi): sono loro, ognuno con il proprio stile e aiutati dai loro assistenti, che ogni giorno si impegnano anima e corpo per le loro star. La loro quotidianità fatta di call, incontri, set, crisi da risolvere e red carpet subisce uno scossone non da poco quando il fondatore della CMA, Claudio Maiorana, decide di partire e prendersi una pausa da quel mondo diventato troppo frenetico. Da quel momento in poi i quattro agenti dovranno provare a capire come rimanere in piedi sulle loro gambe e portar avanti il grande nome dell’agenzia.

Attorno a loro e alle dinamiche interne all’agenzia, Call My Agent inserisce una serie di volti noti che recitano nei panni di loro stessi, affiancati da tanti piccoli, spassosi camei. Da Paola Cortellesi protagonista assoluta di Tuskia, colossal internazionale sugli Etruschi, a Paolo Sorrentino pronto a tornare dietro la macchina da presa per il sequel di The Young Pope con The Lady Pope, passando per Pierfrancesco Favino incapace di uscire dall’ultimo personaggio interpretato (Che Guevara!) o Stefano Accorsi in versione workaholic. Menzione d’onore a Emanuela Fanelli nei panni di Luana Pericoli, attrice un po’ mitomane che cerca, con scarsi risultati, di farsi trovare dei ruoli dalla CMA e che ci regala alcuni dei momenti più esilaranti della serie.

Fresca, brillante, vivace, citazionista, Call My Agent – Italia svela anche le insicurezze e le paure di agenti, assistenti e attori che non sono poi tanti diverse dalle nostre. A fare da sfondo alle loro storie l’unica città che avrebbe mai potuto fare da co-protagonista al racconto: Roma. La città del cinema che Luca Ribuoli, insieme alla scenografa Alessandra Mura e al direttore della fotografia Gogò Bianchi, immortalano tra le architetture contemporanee e il centro storico (molto interessante anche il lavoro fatto sulla costruzione dei set dei film e delle serie fittizie presenti nei vari episodi). Una prima stagione riuscita, quindi, che deve molto del suo successo alla capacità di prendersi in giro mettendo in scena lo stesso mondo di cui fa parte senza tirare il freno a mano ma sentendosi libera di giocare e azzardare. Una libertà ripagata a suon di risate.
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La video intervista per Call My Agent è di Manuela Santacatterina:
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