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Spiderhead | Il controllo delle emozioni in un (buon) film distopico e inquieto

Diretto da Joseph Kosinski, il film Netflix è tratto da una short story del New Yorker

Spiderhead, il banner del film Netflix
Spiderhead, il banner del film Netflix

ROMA – Fa un certo effetto il logo della produzione targata The New Yorker che apre i titoli di Spiderhead, diretto da Joseph Kosinski (sì, il regista di Top Gun: Maverick) e scritto da Rhett Reese e Paul Wernick. Fa effetto perché se il settimanale per eccellenza – da quarantasette issues l’anno, nonché continua fucina di storie, rappresentando in modo sempre tagliente la cultura popolare e, più nello specifico, la cultura americana – si mette anche a produrre opere audiovisive, beh, allora c’è un nuovo competior davvero interessante. Ad onore del vero il film di Kosinski è il secondo titolo prodotto da The New Yorker Studios, e segue il buon Mosul che, come nel caso di Spiderhead, è distribuito da Netflix. Va da sé che la pellicola è tratta da una short story del 2010, pubblicata sul magazine e firmata da George Saunders. Una storia distopica, agghiacciante e, se pensiamo sia stata pubblicata oltre dieci anni fa, incredibilmente premonitrice. Il motivo? Tutto ruota attorno al controllo diretto dell’essere umano.

Chris Hemsworth è Steve Abnesti in Spiderhead
Chris Hemsworth è Steve Abnesti in Spiderhead

Un controllo, ci dice Spiderhead, che potrebbe impedire crimini, morti accidentali, drammi. Un controllo stretto sulle emozioni delle masse, così che le stesse possano essere indirizzate a piacimento e mosse dai poteri politici ed economici. Come fare? Se la paura è, oggi, lo strumento migliore, secondo la storia di George Saunders si potrebbe addirittura pensare a dei farmaci da inoculare, capaci di alterare e modificare lo spettro emotivo, le abitudini, i gusti, addirittura l’amore. Un imminente futuro filtrato dalle vetrate della prigione protagonista; una prigione all’avanguardia e senza sbarre, con pochi carcerati e nessuna guardia. Sembra una specie di resort piuttosto che un carcere, e a gestirlo troviamo l’affabile Steve Abnesti (Chris Hemsworth) che, di tanto in tanto, chiama nel suo studio i “prigionieri” chiedendo loro se “acconsento” ad essere inoculati dai sieri sperimentali impiantati nella zona lombare del corpo.

spiderhead
Miles Teller è Jeff

Il dosaggio, di volta in volta, viene gestito tramite smartphone e, a detta di Steve, nessuno dei sieri causa danni permanenti. Anzi, secondo lui, sono la chiave per un futuro più equo e sereno. Tra i carcerati c’è Jeff (Miles Teller) che, tormentato dal gesto che lo ha portato dietro le sbarre, viene scelto come cavia preferita da Steve. Almeno fino a quando non si accorge che sotto c’è ben altro, e che dietro quel carcere si nasconde un piano ben più articolato. Spiderhead, in questo senso, sfruttando una location e una manciata d’attori (tra loro anche Jurnee Smollett, personaggio chiave del film), l’umore filmico si presta ad una distopia che manifesta la sua presenza solo ed esclusivamente attraverso minuscoli dettagli.

Jurnee Smollett e Miles Teller
Jurnee Smollett e Miles Teller

Perché, quello di Kosinski, è un film disseminato di indizi microscopici e dialoghi nevralgici, conducendo lo spettatore all’interno di un climax che via via si fa sempre più stringente e inquieto, fino a toccare direttamente temi di strettissima attualità. Come detto infatti è il controllo – e la necessità di controllare – l’arma più potente per la gestione dell’opinione pubblica, e così Spiderhead, oltre offrire una certa idea di futuro, semplifica gli spunti giusti per una riflessione che non può essere superficiale, ma che invece si ramifica nelle volute contraddizioni di un non-luogo sospeso nel tempo e nello spazio. Il tutto, costruito per un altro spazio ancora: quello dello streaming.

Qui il trailer di Spiderhead:

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