ROMA – Abbiamo una data per la riapertura dei cinema e dei teatri: il 15 giugno. Dopo tre mesi di blocco totale. Tre mesi che sono serviti soprattutto a rimarcare quanto l’esperienza della sala – la scelta del film, l’uscita tanto attesa, il biglietto da conservare – sia imprescindibile e necessaria, al netto di quanto le piattaforme streaming siano comunque essenziali (e sempre più protagoniste) per aiutare la distribuzione. Diciamo che, calcolando la situazione emergenziale da cui si sta più o meno uscendo, il cinema potrebbe (ri)trovare in parte una nuova forza. In fondo, come retorica vuole, ci si accorge della mancanza di qualcosa nel momento in cui la si perde.

Ma, se abbiamo una data pressoché ufficiale (dipenderà poi da regione a regione), le domanda che sorgono spontanee sono diverse. La prima: tornerà il pubblico in sala? Su questo, impossibile sbilanciarsi: potrebbe esserci una previsione del 50 e 50, ma si abbassa se consideriamo due fattori: il periodo storico e… il periodo dell’anno. Del resto, la stagione cinematografica italiana non va oltre metà maggio, per poi riprendere a regime in autunno. L’asta si alza se consideriamo invece la voglia di ripartire: molti cinefili, appassionati e addetti ai lavori sono in astinenza da grande schermo, e probabilmente saranno i primi a riempire (si fa per dire) la platea.

Questione uscite: se Tenet di Christopher Nolan appare lontano (luglio o agosto?), sono diversi i titoli interessanti rimasti in sospeso (Onward, Ritorno al Crimine), in più si potrebbe considerare una ripartenza soft: film di successo già usciti oppure quei film che, intanto, hanno trovato strada in streaming (7 Ore per Farti Innamorare, per esempio). Ma, tutte queste domande passano in secondo piano, perché bisogna considerare la cosa più importante. Cioè, come riapriranno i cinema. E dunque, noi di Hot Corn proviamo a darvi delle anticipazioni: innanzitutto, si prediligerà il biglietto on-line oppure quello fatto in loco, via casse automatiche. Da capire se resterà il box office, sicuramente con barriere in plexiglass protettive per quei (pochi) cinema che ancora non lo hanno.

Avvicinandoci alla sala, ci sarà il controllo della temperatura, con probabilità verranno sospese le attività correlate (feste, videogames), saranno obbligatorie le mascherine e i guanti. Gli spettacoli saranno dilatati sull’intero orario di apertura. Niente più programmazione costipata, ma almeno mezz’ora tra una proiezione e l’altra. Dove si può, saranno sfruttate o adattate le uscite laterali d’emergenza, per non fare incrociare i flussi che saranno limitati ad un determinato numero di persone, che varia presumibilmente in base alla metratura della struttura. Chiaramente, ogni sala avrà una capienza ridotta e i posti saranno distanziati tra un nucleo di persone (congiunti e affetti stabili?) e l’altro. Altra premessa, tornerà il vecchio ruolo della maschera, utilizzata un po’ come avviene a teatro: presenza (semi) fissa in sala e controllo costante.

Capitolo a parte, il comparto cibo: improbabile che all’inizio ci sia l’ok alla vendita dei prodotti sfusi e self-service, come le caramelle, le patatine, i pop-corn, che tanto hanno fatto la fortuna dei circuiti internazionali e su cui si basa in larga parte il loro business. Se c’è obbligo di tenere la mascherina durante la visione, diventa incompatibile permettere l’acquisto di prodotti alimentari (con eccezione dell’acqua? Per ora ipotesi) da consumare all’interno della sala stessa, eliminando di fatto dalla tabella lavorativa la pulizia e lo smaltimento dei rifiuti. E questo punto, apre ad un’ulteriore e interessante riflessione: dal 15 giugno, si tornerà in sala esclusivamente per la voglia di vedere un film. L’idea della sala come parco gioco dovrà essere accantonata.

E questo percorso di riapertura dei cinema, secondo noi, aiuterà i circuiti indipendenti e di quartiere, che hanno un loro pubblico affezionato, che non fanno del profitto il motivo principale per cui alzano la serranda e che, nonostante le difficoltà, continuano a tenersi saldamente in piedi nel bel mezzo di una crisi dell’industria che parte da molto lontano. Parallelamente, una riapertura più slow e meno fast, può riportare finalmente nei multiplex quel pubblico stanco della folla, del chiasso e della maleducazione di certo spettatore. Dall’altra parte, le stesse grandi catene dovranno adattarsi ad un mercato nuovo (per l’appunto…), che rimette al centro qualcosa che, per troppo tempo, si era persa di vista: la bellezza di vedere un film senza quel fastidioso vicino di posto che non smette di masticare. Niente intervallo a spezzare le emozioni. Abolita la ressa per accaparrarsi il posto migliore. Insomma, dopo tanto tempo, sta tornando quello che mancava: la qualità di visione. E questo, come primo presupposto di ripartenza, lascia ben sperare.
Lascia un Commento