ROMA – Rarefatta, quasi intangibile, volutamente criptica e sfuggente. Ma, contemporaneamente, magnetica come uno di quei racconti da leggere la sera, sotto le coperte, prima di andare a dormire. Sognando poi di universi paralleli e mondi strani, dove tutto può accadere. È questo l’effetto che fa Tales from the Loop, prodotta da Matt Reeves e ispirata ai lavori dell’artista svedese Simon Stålenhag, che nei suoi disegni immagina una società moderna in cui coesistono uomini, dinosauri e robot.

Se non lo conoscete, il consiglio è di andare subito a cercarlo su Google, mentre se sapete già di cosa stiamo parlando, la serie in questione non può non coinvolgervi per come vengono messe in scena le sue opere, che prendono vita all’interno della cornice di una piccola cittadina dell’Ohio, Mercer. Ogni episodio, che sono otto, scritti da Nathaniel Halpern, diretti da diversi registi (tra cui Jodie Foster e Andrew Stanton e appena arrivati su Amazon Prime Video, pur essendo a sé, incrocia location e personaggi, mettendoli su una linea in cui il tempo e l’esistenza sono elementi senza regole. O meglio, dalle regole mutate. Paradossi, alterazioni, universi espansi che elevano in storytelling le opere di Stålenhag.

Capiamo che, dall’incipit della prima puntata, quando Russ Willard alias Jonathan Pryce parlano guardando direttamente il pubblico, questa città è avvolta da una sorta di Loop, dato che nel sottosuolo è attivo un ambiguo laboratorio di fisica con l’intento di «scovare ed esplorare i misteri dell’universo». La premessa, dunque, è che Tales from the Loop sia una serie sci-fi fuori dal normale: si mostra poco (abbiamo visto in anteprima gli episodi 1, 4 e 6) e, quello che si mostra, è funzionale alla narrativa che spinge gli spettatori ad usare la potenza dell’immaginazione, riuscendo davvero a farlo credere nell’impossibile.

Per questo, sfruttando l’intelligenza di chi guarda (finalmente!) la serie di Amazon sposta l’attenzione sui dettagli e sulle atmosfere senza mai essere citazionista (ed era facile cedere, anche questa volta, agli Anni Ottanta…). Atmosfere enfatizzate da un’empatia asettica esaltata dalla grande colonna sonora di Philip Glass e di Paul Leonard-Morgan che altera sensibilmente l’incrocio dello spazio-tempo sui compassati (ma meravigliosi) paesaggi di Mercer, dove spuntano qua e là enormi macchine, bonari robot e contorni fantastici di un’esistenza dalla possibile irrealtà. E per questo idealmente spaventosa e magnifica.
- Una serie diversa dalle altre? Vedete Undone
Qui potete vedere il trailer di Tales from the Loop:
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