MILANO – Non sarebbe stato meglio fare un biopic per il cinema? La domanda sorge spontanea vedendo Self Made, la miniserie disponibile dal 20 marzo su Netflix, che racconta l’incredibile storia vera di Madam C.J. Walker. E in effetti gli ingredienti giusti per un film c’erano tutti: Octavia Spencer nel ruolo della protagonista, Kasi Lemmons (già regista di Harriet) dietro la macchina, e persino LeBron James (!) in veste di produttore esecutivo.

Ma, forse, 120 minuti non sarebbero stati sufficienti per raccontare un personaggio larger than life come Madam C.J. Walker, al secolo Sarah Breedlove. Nacque nel 1867 nelle piantagioni della Louisiana, figlia di schiavi fu però una donna libera grazie al Proclama di Emancipazione (primo passo verso l’abolizione definitiva della schiavitù). Rimase orfana a sette anni, si sposò a 14 ed ebbe una figlia a 15. Rimasta vedova a 20 anni, lavorò come lavandaia. Una vita di stenti e povertà la portò a diventare quasi calva, così sperimentò alcuni rimedi popolari e mise a punto un prodotto prodigioso, proprio per la cura dei capelli.

Con coraggio e intraprendenza Sarah iniziò a vendere le sue creazioni. Non usò il suo nome (chi avrebbe acquistato all’epoca un prodotto realizzato da una donna?), ma ribattezzò creme, shampi e unguenti come il marito, C.J. Walker. Lo straordinario apprezzamento ottenuto le garantì l’appellativo di Madam fra le sue fedeli clienti. Fu così che nel giro di qualche anno Madam C.J. Walker mise le basi per un impero milionario. Impresa difficilissima per una donna afroamericana decisa a fare affari in una società segregazionista e dominata dagli uomini, che non consideravano serio il mercato dei prodotti di bellezza femminili.

Basandosi sulla biografia On her own ground di A’Lelia Bundles, discendente diretta di Madam e qui impegnata anche a scrivere la sceneggiatura insieme a Nicole Jefferson Asher, Self Made ripercorre la scalata al successo della prima donna americana milionaria; con Octavia Spencer che porta sulle proprie spalle il carico dell’intero show, per fare conoscere al grande pubblico la vita di una pioniera, impreditrice, filantropa e attivista fuori dal comune.

L’operazione complessa ed entusiasmante è stata affidata a Kasi Lemmons: attrice scoperta da Spike Lee, poi passata dietro alla macchina da presa e arrivata a un soffio dall’Oscar con Harriet, il biopic con Cynthia Erivo sull’attivista e abolizionista afromericana Harriet Tubman. Spetta a Lemmons definire ritmo e identità nei primi due episodi della miniserie, per tracciare il solco che viene poi seguito dalla collega DeMane Davis, già acclamata per lo show Queen Sugar.

Il risultato è un racconto avvincente e femminista. Un omaggio a una donna che incarna l’American Dream e la possibilità di riscatto per l’intera comunità afromericana. Peccato però che, a volte, Self Made viaggi con il freno a mano tirato: c’è così tanto da raccontare che, per non travolgere lo spettatore, la narrazione viene semplificata a discapito dello spessore dei personaggi. Così la miniserie perde mordente e si avvicina, per certi versi, a Joy di David O. Russell. Forse serviva più coraggio, ma non tutti sono Madam C.J. Walker.
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Qui potete vedere il trailer di Self Made:
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