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Vikings: Valhalla | I vichinghi sono tornati in un sequel più che riuscito

La serie madre Vikings è stata un successo clamoroso, ma com’è il sequel firmato da Jeb Stuart?

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Una nuova era dei vichinghi: finalmente Vikings: Valhalla

MILANO – Cento anni possono cambiare molto in una storia, possono cambiarne le sorti, possono dimenticare ciò che è venuto prima oppure celebrarlo. Ma se ci troviamo nell’anno 1000, cento anni significano uno stravolgimento del mondo che si conosceva. Per questo Vikings: Valhalla – arrivata finalmente su Netflix -, così simile eppure così diversa dalla serie madre Vikings, riesce a raccoglierne egregiamente il testimone, nonostante il materiale che si è messa a trattare segni l’epoca del tramonto dei vichinghi. E come per tutte le leggende che si rispettino, la fine non può essere altro se non epica come il suo inizio.

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Una nuova battaglia per i vichinghi in Vikings: Valhalla

Non è stato sicuramente facile metterla in moto: con i suoi alti e bassi, Vikings è stata una delle serie più seguite dell’ultimo decennio, e forse la serie storica con più successo di sempre. Michael Hirst, il celebre sceneggiatore di sei appassionanti stagioni, ha ceduto il posto a Jeb Stuart, autore de Il fuggitivo e Trappola di cristallo. Vikings: Valhalla inizia quando le gesta di Ragnar Lothbrok e dei suoi figli – Bjorn, Ivar, Ubbe e Hvitserk – sono già entrati nel mito norreno. Le loro leggende vivono ancora tra i vichinghi, ma ormai il loro mondo, seppur più grande, è profondamente diviso internamente.

I nuovi protagonisti di Vikings: Valhalla

13 novembre 1002, giorno di San Brizio. Il re d’Inghilterra Etelredo lo Sconsigliato dà inizio a un sanguinoso massacro che cancella dalle coste inglesi tutti gli insediamenti vichinghi, in aperto scontro con la popolazione britannica. Cosa può fare quindi dal Nord il re vichingo Canuto il Grande, se non chiamare a raccolta le altre tribù e organizzare un esercito per vendicarli? Le cronache anglosassoni e le saghe scandinave (una su tutte l’Heimskrigla) offrono lo spunto per creare una nuova epopea che però vuole già parlare al mondo di oggi, con i primi scontri che anticipano l’età moderna.

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Una scena di Vikings: Valhalla

Non basta, infatti, la guerra tra inglesi e vichinghi a mietere vittime. Anche il vecchio e il nuovo si scontrano, mettendo l’uno contro l’altro i vichinghi che fino ad allora si erano sempre considerati fratelli. Qualcosa di molto più sottile serpeggia tra gli accampamenti: la religione. Se da una parte continuano le credenze negli antichi dei, quelli a cui le tribù hanno sempre pregato, ora molti di loro si sono convertiti al cristianesimo. Vichinghi cristiani, mai visti prima. Alcuni sono tolleranti, altri più fanatici, come Olaf il Santo, vorrebbero estirpare il paganesimo e imporre il culto dell’unico Dio.

I nuovi protagonisti di Vikings: Valhalla

Giochi di politica, sotterfugi e alleanze sono solo il contorno di una storia che sul fronte delle battaglie e della violenza esplicita rende omaggio all’epicità di Vikings, con lotte e conflitti altrettanto avvincenti e sanguinari. E seppur con meno vigore, ritorna anche quell’aspetto onirico e ultraterreno che collega i vichinghi con le loro divinità. La serie madre apparteneva a un’altra era delle serie televisive, ma in un tempo in cui anche i sequel cadono vittime degli schemi dello streaming, Vikings: Valhalla riesce ad essere un’ottima eccezione.

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Qui il trailer di Vikings: Valhalla:

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