in

Godfather of Harlem | Forest Whitaker, Malcolm X e la storia del boss Bumpy Johnson

La recensione in anteprima della serie con Forest Whitaker. Su STAR dal 23 febbraio

Forest Whitaker in Godfather of Harlem

NEW YORK – Prima di diventare Bumpy Johnson nella serie di Epix Godfather of Harlem, il produttore esecutivo e star Forest Whitaker camminava per le strade dove il famigerato boss, una volta, governava. «Sono andato in case e appartamenti per conoscere e parlare con i ragazzi che lavoravano con lui, le sue guardie del corpo», dice Whitaker, riferendosi a loro con i soprannomi Chism e June Bug. Nel dramma ambientato a New York, visto in anteprima nel 2019 a New York e dal 23 febbraio su STAR di Disney+, il premio Oscar si immedesima totalmente in Johnson, incarnando in pieno la personalità del boss e padroneggiando il suo modo di parlare. «Ho pensato subito di realizzare questo progetto, quindi ho iniziato facendo ricerche e studiando il personaggio», dice Whitaker, aggiungendo di aver analizzato diversi materiali storici. Essenziale in tal senso il ruolo di June Bug, l’ex guardia del corpo di Bumpy, che ha reso noti molti dettagli sulle abilità del criminale, condividendo storie importanti sull’uomo.

Godfather of Harlem
In scena, Malcolm X e Bumpy Johnson

Per conoscere altri particolarità della città negli Anni Sessanta, Whitaker si è anche rivolto a James Small – uno storico ed ex professore della The City University of New York, che nel tempo si è specializzato sul confidente di Bumpy, Malcolm X. Ma chi era Bumpy? Nato Ellsworth Raymond Johnson, nei 38 anni anni del suo dominio, dal 1930 al 1968, controllò in tutto e per tutto le strade di Harlem. «Era un uomo d’affari, un uomo di famiglia, un poeta, uno stratega, un giocatore di scacchi, in poche parole il padrino di Harlem», spiega Whitaker. In dieci episodi, la serie riporta gli spettatori agli Anni Sessanta, quando Bumpy tornò nel quartiere dopo aver scontato undici anni ad Alcatraz con l’accusa di traffico di stupefacenti. Al suo rilascio, viene a scoprire che i locali si sono rivolti alla famiglia Genovese per colmare la mancanza di droga ad Harlem.

Il vero Ellsworth “Bumpy” Johnson. Sullo sfondo, l’Apollo Theatre di Harlem

Il dramma – e la violenza, naturalmente – esplodono quando Bumpy si unisce all’attivista per i diritti umani Malcolm X per riguadagnare il controllo e ristabilire la sua reputazione. Uno show molto attuale e contemporaneo, a detta di Whitaker. Il suo co-protagonista Nigel Thatch interpreta Malcolm X, un ruolo che aveva precedentemente recitato nel candidato all’Oscar Selma. Analogamente a Whitaker, Thatch ha trascorso molto tempo a fare ricerche sul ministro musulmano e a guardare video online delle sue interviste e discorsi.

 Godfather of Harlem
Una scena di Godfather of Harlem

«È stato molto interessante entrare nella serie in questo periodo storico, nel 1963, in modo che si possa vedere chi era prima del suo pellegrinaggio alla Mecca», rivela Thatch. Proprio in Selma il suo Malcolm aveva già sperimentato quella che era solito chiamava epifania che cambia la vita. Thatch afferma di aver visitato vecchi negozi di video per trovare nastri e riprese amatoriali su Malcolm X e persino di aver richiesto le copie dei file dell’FBI sul predicatore per poterlo analizzare nel suo insieme. Ogni giorno sul set, poi, ne ascoltava i discorsi in camerino. Nel cast, un altro grande interprete, Vincent D’Onofrio, che veste i panni del defunto boss della mafia italiana Vincent Chin Gigante.

Vincent D’Onofrio in una scena della serie

Un compito impegnativo, soprattutto a livello emotivo. Non gli stato permesso di parlare con le persone legate a Chin, ha spiegato D’Onofrio, cresciuto a Brooklyn. Tuttavia, la sceneggiatura, scritta dal co-creatore di Narcos, Chris Brancato e da Paul Eckstein, ha descritto il suo personaggio in modo sufficientemente dettagliato da aiutarlo nell’interpretazione. Come rivale di Bumpy, molte scene di D’Onofrio sono state piuttosto violente, con una grande componente razzista. «Non è facile passare la giornata a pronunciare la N-word. Non è facile lavorare con persone così autoritarie ed essere il razzista nel gruppo. Ci sono stati giorni difficili e giorni più facili. Nei giorni più difficili torni a casa con un nodo allo stomaco», conclude D’Onofrio.

Qui un brano della soundtrack di Godfather of Harlem:

Lascia un Commento

Il Mio Corpo

Il Mio Corpo | Tra polvere e amicizia: una clip in esclusiva del film

Oliver Stark

Oliver Stark: «911, la pandemia e una serie che racconta gli eroi quotidiani»