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Giorgio Colangeli: «Vite in Fuga, il ritorno sul set e quel ricordo di Ettore Scola»

La nostra intervista ad uno dei protagonisti del mystery-thriller in onda su Rai1

Giorgio Colangeli in Vite in Fuga
Giorgio Colangeli in Vite in Fuga

MILANO – Uno dei volti più amati e apprezzati del cinema nostrano, con una carriera che si divide tra il grande schermo, la televisione e il teatro. Giorgio Colangeli e il suo talento sono ben noti al grande pubblico e, dopo il successo di Lontato Lontano di Gianni Di Gregorio, arriva ora Vite in fuga, la nuova serie di Rai1, prodotta da Rai Fiction con Claudio Gioè, Anna Valle e Barbora Bobulova. La fiction, che era stata posticipata causa Covid, è un intricato dramma familiare a metà tra il giallo e il mystery sullo sfondo dei paesaggi dell’Alto Adige. Abbiamo chiacchierato con Giorgio Colangeli in occasione della messa in onda della prima puntata, per parlare del suo personaggio e del ritorno sul set, tra i ricordi della sua carriera e le sue ispirazioni.

IL PERSONAGGIO – «Il mio personaggio in Vite in fuga è un agente dei servizi segreti ormai in pensione che esercita un’attività privata analoga a quella che faceva in professione. Viene contattato tramite amicizie comuni da questo signore, che sarebbe poi Claudio Gioè, che ha dei grossi problemi da risolvere perché qualcuno lo vuole far fuori e viene accusato di un omicidio che non ha commesso. Questa famiglia è quindi costretta a fare una scelta, e diciamo che gran parte della fiction ha a che vedere con tutti i cambiamenti traumatici decisoni del genere comportano, e come la famiglia nel suo insieme riesca a mantenere e a riguadagnare un equilibrio nonostante i cambiamenti radicali. Una famiglia alto-borghese che viveva a Roma si ritrova a vivere in Alto Adige in una situazione completamente diversa, che però apre anche gli occhi ai personaggi e gli fa capire tante cose.»

Giorgio Colangeli in Vite in Fuga
Giorgio Colangeli in Vite in Fuga

I RAPPORTI – «Il figlio maschio di Claudio Gioè e di Anna Valle lo conoscevo già, è stato mio nipote per tre anni nella serie Tutto può succedere e si può dire che l’ho visto. Anche Claudio lo conoscevo di fama e avevo fatto con lui un episodio de Il tredicesimo apostolo, lo stimavo tantissimo perché lo avevo visto in tanti film e anche in tante fiction. E con Anna avevo lavorato tanti anni fa in un’altra fiction, Le stagioni del cuore. Il rapporto è stato molto disteso. Poi il tutto era ben oliato da Luca Ribuoli che io non conoscevo, non ci avevo mai lavorato, ma è veramente molto bravo come regista e anche come trainer, cioè come persona che senza fare o parlare troppo crea un’atmosfera nella troupe che è di collaborazioni, nei giusti limiti e nella giusta misura anche un po’ goliardica, piena di allegria. Ed è stato veramente un bel lavorare. Poi eravamo in una stagione un po’ inclemente perché in Alto Adige i primi mesi sono stati piuttosto freddi ma a me il freddo non dispiace e il tutto è stato ampiamente compensato da questo paesaggio meraviglioso, che io conoscevo solo dalle cartoline e che ho vissuto con emozione.»

Una scena di Vite in Fuga
Una scena di Vite in Fuga

IL SET – «Ritornare a lavorare dopo la pandemia è stata una grandissima emozione, oltretutto per me la prima cosa fatta era una anche abbastanza complicata, quindi ho dovuto iniziare da subito nonostante il torpore quasi anestetico che la chiusura lasciava un po’ in tutti, anche i problemi semplici diventavano insormontabili perché erano due mesi che uno a stento usciva di casa. Io ho fatto un film co-prodotto da Italia, Germania e Grecia, quindi di punto in bianco ho dovuto prendere un aereo per andare in Germania passando poi in Grecia. Da Francoforte mi hanno portato a Colonia e poi con la troupe sono andato in Grecia dove sono stato due settimane a girare in un’isola delle Cicladi. È stata un’esperienza di lavoro molto bella che però all’inizio mi ha creato qualche patema perché passare dal lockdown e da quei giorni vuoti e privi di impegni a una cosa del genere non è stato semplice. È stato faticoso ma molto bello e molto interessante.»

Giorgio Colangeli nella serie Tutto può Succedere
Giorgio Colangeli nella serie Tutto può Succedere

ETTORE SCOLA – « Il ricordo che ho di lui è un po’ quello ne abbiamo tutti, cioè il grande maestro che tutti sappiamo essere stato. Con lui ho fatto La cena, Concorrenza sleale e Gente di Roma. Lui tendeva a fare famiglia, a utilizzare attori che aveva già usato in altri film, e questo creava una specie di rapporto non così precario e casuale come può essere il nostro lavoro. In più, quando ci si vedeva, perché mi capitava di vederlo a qualche rassegna in estate o in occasione di qualche premio, è sempre stato molto affettuoso. Anzi, una volta mi disse: “Io ti tratto come un figlio ma anche tu c’hai gli annetti tuoi”. E aveva perfettamente ragione (ride, ndr) ma l’idea che lui mi trattasse come un figlio, insomma, solo quello è un premio alla carriera. Ecco, ricordo una persona con un grande senso dell’umorismo, di grande umanità, grande osservatore della realtà e soprattutto della gente, con una capacità di entrare in comunicazione anche con persone semplici, privo di quelle sovrastrutture che certe volte un intellettuale o un maestro finisce per avere. Ecco, una persona veramente alla portata di tutti.»

Il Divo: a destra Giorgio Colangeli, nei panni di Salvo Lima
Il Divo: a destra Giorgio Colangeli, nei panni di Salvo Lima

PAOLO SORRENTINO – «Con Sorrentino ho lavorato molto meno e ancora meno c’è stato un rapporto che non fosse solo quello di lavoro. Io ho fatto due film con lui, e poi altri due provini. Ammiro moltissimo Sorrentino, lo considero un altro maestro del cinema, oltretutto ancora molto giovane e con tante cose da dire ancora. Però ecco non ritengo di aver avuto un grande rapporto, non penso di poterne parlare perché è come se non lo conoscessi. Oltretutto i suoi set sono molto strutturati, c’è molto silenzio, c’è molto ordine tra i reparti, non sono quei set un po’ caotici in cui poi la chiacchierata e la battuta con il regista la fai perché lo incroci. Lui era molto difeso dai suoi collaboratori e poi sul set lui è preoccupato dei movimenti di macchina, di quanto attiene alla ripresa. Sull’attore lavora prima, sia nello sceglierlo che nel parargli del personaggio, mentre sul set il rapporto principale che ha è quello con il suo direttore della fotografia. Rimane poco, quindi, il rapporto con l’attore.»

Giorgio Colangeli sul set di Lontano Lontano
Giorgio Colangeli sul set di Lontano Lontano

ISPIRAZIONI – «Non ho ispirazioni in questo senso perché ho sempre paura di confrontarmi con qualcuno in particolare. Ci sono però tanti attori che mi sono sempre piaciuti tanto e che forse inconsapevolmente ho presente. Primo fa tutti Gian Maria Volontè, che è stato dimenticato anche un po’ troppo rapidamente. Ho fatto il suo nome di buon grado perché non c’è più, ma a fare altri nomi di attori che ancora operano sarebbe ingiusto perché sicuramente ne dimenticherei qualcuno che invece è importante. Ma ce ne sono tanti, per fortuna. Chi parla di crisi non si rende conto che abbiamo un cinema molto vitale e colorato che è pieno di interpreti molto bravi e di tutte le età»

Qui il trailer di Vite in Fuga:

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