Recensione Suburbicon

America, anni ’50. Quali mostri si nascondono appena sotto la superficie di una famiglia bianca middle-class? Un padre impiegato, una moglie in carrozzina e sua sorella gemella, un figlio decenne solitario e uno zio buono ma ingombrante. Questi i personaggi intorno a cui i fratelli Coen sviluppano la storia di Suburbicon, diretto da George Clooney. Tutti gli elementi sono quelli classici per un film di genere. Già, ma di che genere? Dramma familiare? Commedia? Thriller? Qui la risposta si fa sfumata perchè i Coen scelgono un percorso difficilmente collocabile. La trama è a cavallo tra thriller e noir, con relativo omicidio e complotto d’ordinanza. Ci sono quelli che tramano e quelli a cui la vicenda puzza di marcio. I personaggi prendono derive grottesche ma quando pensi che sia il momento, la risata ti si smorza in gola per il groppo inatteso che si materializza.

Un film costruito con maestrìa nella terra di nessuno dei generi. Quando sembra prendere la piega del noir, ecco una scena o una battuta fuori contesto che stempera. Quando è troppo assurdo per essere vero, la tensione schizza alle stelle.

A Suburbicon, in mezzo al conflitto razziale della porta accanto, una rapina finisce male… ma le cose non sono come sembrano. Un Matt Damon bolso e benzodiazepinico insieme a una bravissima Julianne Moore, istericamente calata in un doppio ruolo, sono gli attori principali che danno vita a questo film. Forse l’unica pecca è che, a rimanere nella terra di nessuno dei generi, il film fa fatica a trovare un’identità distintiva, ma in fondo questa no man’s land è anche domicilio per quella parte di cinema d’autore fatto di freak-movies che stanno tra l’ottimamente e il poco riusciti. La coppia fratelli Coen/Clooney ci consegnano un Suburbicon che va a collocarsi dritto in questo spazio. Il resto è lasciato al giudizio degli spettatori: qualcuno lo amerà, qualcun’altro lo troverà fastidiosamente incompiuto, altri infine diranno perplessi “mah”… e la sensazione è che la perplessità sia una scelta. In fondo non è la prima volta che i geniali fratelli si divertono così con il cinema. Che vuoi farci… son ragazzacci

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