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Trieste Science + Fiction Festival: ecco i 3 film che ci hanno folgorato

Da Ansel Elgort a Stoya: facce, visioni e pellicole che ci portiamo via dall’ultima edizione

Ansel Elgort in Jonathan.
Freshly Popped

TRIESTE – Si è svolta dal 30 ottobre al 4 novembre la diciottesima edizione del Trieste Science + Fiction Festival, il festival di fantascienza più importante del nostro Paese che, oltre alle proiezioni di anteprime di film provenienti da tutto il mondo, prevede anche tavole rotonde, presentazioni di libri, spettacoli teatrali e masterclass con artisti di fama internazionale. Una vera e propria istituzione per il capoluogo friulano, un marchio di garanzia per tutti gli appassionati del genere. La cerimonia d’apertura è stata affidata a First Man di Damien Chazelle, ma sono molte le pellicole che hanno ricevuto un notevole apprezzamento da parte del pubblico e della stampa. Noi c’eravamo: ecco i tre consigli di Hot Corn.

MAN DIVIDED di Max Kestner – Opera prima del documentarista danese Kestner, ambientata nel 2095. Il mondo è sconvolto da una catastrofe ecologica: gli oceani si sono sollevati ed è scomparsa l’acqua dolce. Fang Rung è il Capo dei Servizi Segreti che si serve di un esperimento scientifico rivoluzionario per viaggiare nel passato e ripristinare l’ordine ambientale: infatti, sarà in grado di tornare indietro con una metà di se stesso, la quale rimarrà in contatto con l’altra che è invece ancorata al presente. Attenzione, però, “non si tratta di un clone, ma della propria metà” ha tenuto a precisare il regista. Visionario e suggestivo, il film si colloca tra Looper e il genere catastrofico, convincendo per la maturità registica e l’interpretazione del protagonista Carsten Bjornlund.

 

EDERLEZI RISING di Lazar Bodroza – Un altro esordio, questa volta firmato dal serbo Lazar Bodroza, che intuisce l’incisività della famosa pornostar Stoya nel ruolo dell’androide Nimani. Un viaggio nello spazio tra eros e fantasmi interiori, una fantascienza intimista che riflette non soltanto sulla disumanità del nostro futuro ma anche sulla complessità dei rapporti interpersonali. Un melodramma tra uomo e cyborg che assomiglia molto a una guerra tra i generi, e che si pone in antitesi con il contesto distopico in cui è ambientato, ovvero un gelido futuro che sembra una versione estremizzata del corporativismo comunista.

 

JONATHAN di Bill Oliver – Un’autentica sorpresa, una fantascienza colta, sofisticata e psicanalitica dove il bravissimo Ansel Elgort di Baby Driver è un aspirante architetto che soffre di una malattia che solo suo fratello riesce a comprendere. I due, infatti, vivono nello stesso corpo, dividendosi a metà la vita di tutti i giorni: dodici ore di giorno per uno, dodici ore di notte per l’altro. Il loro metodo e le loro regole funzionano fino a quando entrambi si faranno coinvolgere sentimentalmente dalla stessa ragazza (la graziosa Suki Waterhouse di The Bad Batch). Atmosfere soffuse e tempi piuttosto dilatati per il genere: speriamo che arrivi presto anche da noi, perché è uno di quei film capaci di penetrare a fondo nelle nostre inquietudini e nei nostri doppi.

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