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Tra migranti e politica. E se Tolo Tolo fosse il film più coraggioso di Checco Zalone?

Tra satira, attualità e ambizione il comico ha fatto centro anche questa volta. La nostra recensione

Tolo Tolo
Checco Zalone riuscirà a bissare il record di Quo Vado?

ROMA – Viviamo nell’epoca del politicamente corretto. Una battuta o ad un’affermazione ritenuta fuori luogo o offensiva? È quasi sempre seguita da un tweet di scuse o di chiarimento. E proprio i social sono diventati il palcoscenico di una recita che si ripete sempre uguale. A cambiare è solo l’argomento del dibattito. Come è successo qualche settimana fa dopo l’uscita del trailer di Tolo Tolo, atteso ritorno sul grande schermo di Luca Medici, in arte Checco Zalone. Una polemica fatta di accuse di razzismo, di associazioni infuriate con il comico pugliese, prime pagine dei giornali e dichiarazioni di politici nostrani amplificate, neanche a dirlo, proprio dai social. Il risultato? Tanto rumore per nulla.

Tolo Tolo
Checco Zalone e Souleymane Sylla in una scena del film

Ci spieghiamo meglio. Tolo Tolo è una commedia musicale ma anche il film più politico di Checco Zalone. Un film dalla gestazione lunghissima – 20 settimane di riprese non consecutive tra Europa e Africa – e dai costi elevati – con un budget da 20 milioni di euro – che segna l’inizio di una nuova era nella carriera del comico per svariati motivi. Dalla fine del sodalizio con Gennaro Nunziante iniziato nel 2009 con Cado dalle Nubi e concluso con l’incasso record di Quo Vado? del 2016 alla sceneggiatura di Tolo Tolo scritta a quattro mani con Paolo Virzì fino alla firma della sua prima regia.

Tolo Tolo
Una scena del film

Ambizione e coraggio tecnico-narrativo ripagati da un film meno incline alla battuta immediata – non preoccupatevi: si ride lo stesso – ma più attento alla scrittura e al messaggio finale con un Zalone che non risparmia nessuno, a partire dal suo personaggio. Un uomo «nato per sognare» al punto da rifiutare il reddito di cittadinanza e aprire un ristorante sushi nel cuore di Spinazzola, madre patria della salsiccia a punta di coltello, che gli lascerà solo debiti e pignoramenti. Ecco allora che il nostro (anti)eroe fugge lì dove Irpef, F24, cartelle esattoriali e anticipi Iva non esistono: l’Africa. Ma una guerra lo costringerà a tornare indietro seguendo la rotta dei migranti, tra deserto, camion e barconi stracolmi.

Tolo Tolo
Una scena di Tolo Tolo

E tra Puglia e Marocco, dicevamo, Zalone non risparmia nessuno. Da compaesani disoccupati che, senza preparazione e competenze, diventano Ministri – una sorta di essere mitologico che ricorda la triade Di Maio/Conte/Salvini – a migranti ossessionati dalle firme, dall’italiano medio con tracolla e rigurgiti fascistoidi a giornalisti vanitosi passando per l’Unione Europea che tratta esseri umani come se fossero sacchi di patate da dividersi al chilo fino al nostro egoismo che ci rende incapaci di provare empatia. In mezzo a tutto questo Tolo Tolo ci mostra, edulcorandolo e alleggerendolo con passaggi onirici o musicali, il dramma di uomini e donne in fuga da guerre e miseria in cerca di un futuro, di una possibilità loro negata.

Tolo Tolo
Un’immagine del film

Tornado allora a quella polemica iniziale ecco che Checco Zalone spazza via tutto con il suo film più coraggioso, sicuramente imperfetto ma autentico. Un film che guarda al musical e alla commedia italiana, all’animazione e al cinismo di Alberto Sordi. Come nei film precedenti, anche qui il comico racconta lo stesso pubblico che riempirà le sale in cerca di risate e spensieratezza. Ma questa volta troveranno anche (molto) altro.

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Qui potete vedere il trailer di Tolo Tolo:

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