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Time, Sibil Fox Richardson e lo schiavismo del XXI secolo

Il documentario di Garrett Bradley prodotto dal New York Times è un’accusa al sistema giudiziario americano

Sibil Fox Richardson in Time
Sibil Fox Richardson in Time

ROMA – “Il tempo è ciò che te ne fai”. E Sibil Fox Richardson il suo di tempo lo ha passato a combattere. È lei la protagonista di Time, documentario diretto da Garrett Bradley e prodotto, tra gli altri, dal New York Times, presentato al Sundance, a New York e poi alla Festa del Cinema di Roma, prima di approdare su Prime Video (il 17 ottobre). La sua lotta l’ha combattuta per se stessa, per i suoi sei figli e quel marito arrestato (insieme a lei) per rapina a mano armata che gli è valsa una condanna a sessant’anni di carcere in un penitenziario della Louisiana. Una pena infinitamente troppo lunga per il reato commesso contro la quale la Richardson ha deciso di battersi, tra avvocati (spesso poco ispirati), delusioni difficili da mandare giù e un obiettivo: dare voce a chi non ce l’aveva.

Time
I coniugi Richardson

Perché la sua storia è uguale a quella di altri due milioni di americani che in comune hanno povertà e colore della pelle. “Le persone disperate fanno cose disperate”. Una scelta pagata cara nel tentativo di non fallire e affrontata con la spina dorsale sempre dritta anche quando tutti intorno tentavano di spezzarla. Un dono per l’arte oratoria e un amore incondizionato per quel marito incontrato da ragazzina hanno fatto il resto. Filmato in bianco e nero, Time si divide tra ore ed ore di filmini casalinghi con cui la Richardson catturava per il compagno il primo giorno di scuola dei figli o il cambiare del colore delle foglie in autunno e materiale originale fatto di battaglie legali e traguardi di vita raggiunti da quei figli cresciuti senza un padre.

Una scena di Time
Una scena di Time

Ad accompagnare le immagini le composizioni di Jamieson Shaw e Edwin Montgomery e le registrazione degli anni Sessanta dei brani di Emahoy Tsegué-Maryam Guèbrou. Raccontando una storia privata Time diventa anche l’occasione per lanciare un’accusa al sistema giudiziario americano paragonato alla schiavitù. Così Sibil Fox Richardson si definisce un’abolizionista che si batte per veder implodere un ingranaggio che stritola vite umane in virtù di una legge che raramente è uguale per tutti ma che somiglia più a un gioco di potere in cui a perdere è (quasi) sempre chi parte svantaggiato. Ma “la miglior vendetta è il successo”. E quello della Richardson passa attraverso i suoi figli, giovani uomini decisi a fare la differenza per la loro vita e quella altrui. Il sogno americano è (ancora) reale.

RomaFF15 | Il nostro speciale dedicato alla Festa del Cinema 

Qui potete vedere il trailer originale di Time:

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