MILANO – Fuori dagli schemi e in conflitto con chiunque cerchi di porre limiti alla creatività, il genio di Tim Burton ha stravolto i concetti di normalità e straordinarietà, realtà e finzione, bene e male. Nelle sue storie nulla è come sembra, e la follia diventa la massima forma di libertà. L’unica cosa certa? Il filo che lega le storie, in cui troviamo l’anima del regista, tutta la sua energia, gioie e dolori, i suoi sogni e le esperienze. Il cinema di Burton celebra il diverso e gli dà voce. Stralunati, sensibili e romantici costretti alla solitudine perché incompresi da una società a cui fa paura andare oltre la superficie delle cose e così riescono a trovare rifugio solo in un mondo fatto di fervida immaginazione. Come quella di un grande autore.

Beetlejuice (1988) – La bizzarra storia dei defunti coniugi Maitland che assumono Beetlejuice, un bioesorcista non umano interpretato da uno straordinario Michael Keaton, per sbarazzarsi dei nuovi inquilini. È il primo film in cui Tim Burton può dare libero sfogo alla sua creatività ed esprimere al massimo la sua idea di cinema fatto di fantasie astratte, strani personaggi e immagini che compaiono e scompaiono. Nessuna stranezza o pregiudizio nei confronti del sovrannaturale, una dimensione che si integra con il resto diventando anzi una via di fuga per i problemi che affliggono gli umani. Dove vederlo: Beetlejuice

Batman (1989) – Il Batman di Burton? Il più umano dei supereroi. Un personaggio simbolico, universale, che incarna il dramma di dover far convivere il proprio lato umano e quello oscuro, cercando un equilibrio che si risolve nascondendo al mondo la propria natura. In netto contrasto con la figura del Joker (Jack Nicholson), che è il lato oscuro della libertà, un folle esibizionista con il disperato bisogno di gridare al mondo la sua pazzia, cosa che lo rende totalmente libero da qualsiasi forma di regola o costrizione. Dove vederlo: Batman

Edward mani di forbice (1990) – Edward è Il “Frankestein burtoniano” che vorrebbe afferrare, ma non può. Incredibilmente creativo, ma allo stesso tempo distruttivo. Dall’aspetto spaventoso, ma dall’animo gentile e romantico. Rimasto solo dopo la morte dello scienziato che l’ha creato, viene adottato dalla famiglia di Peg e proverà in tutti i modi a integrarsi in una realtà estremamente bigotta. Ritornano, come in tutti i film di Burton, i temi dell’ambivalenza e del doppio livello di lettura della realtà, declinati nell’inevitabile scontro tra ciò che si è e la superficiale percezione che la società ha di noi. Dove vederlo: Edward Mani di Forbice

Ed Wood (1994) – La geniale biografia di Edward Wood jr., considerato il regista peggiore di tutti i tempi. Un personaggio tipicamente “burtoniano”: emarginato, incompreso e relegato ai margini della società. Un inguaribile ottimista, anche a costo di negare la realtà dei fatti. “Ed Wood” è un malinconico omaggio agli sconfitti che non perdono mai la speranza e che hanno il coraggio di essere sé stessi portando avanti le proprie idee contro tutto e tutti. Dove vederlo: Ed Wood

Big Fish (2003) – Il capolavoro, probabilmente. Tratto dall’omonimo romanzo di Daniel Wallace, il titolo è la metafora della filosofia di vita del protagonista: il film è un susseguirsi di racconti di storie incredibili che Edward Bloom sostiene di aver vissuto. Tutte al limite tra l’ordinario e lo straordinario, le sue avventure sono accomunate dalla volontà di essere protagonisti assoluti della propria vita. Come riuscirci se non impegnandosi al massimo per renderla un viaggio unico ed indimenticabile? Dove vederlo: Big Fish

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