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The Suicide Squad | Botte, coriandoli, squali e la sporca dozzina di James Gunn

Il decimo film del DC Extended Universe? Senza dubbio quello più assurdo e scanzonato

Il coloratissimo banner di The Suicide Squad
Il coloratissimo banner di The Suicide Squad

ROMA – Dopo aver visto The Suicide Squad di James Gunn rimane sedimentata – anche a distanza di ore – la strana sensazione di aver visto un film molto particolare, a tratti indecifrabile e sicuramente stracolmo di cose. No, non è un vero e proprio sequel, rispetto al discusso film di David Ayer, né un reboot nel senso stretto del termine, bensì un capitolo a sé stante, dove compaiono – in un tripudio di azione, battutacce, ratti, pois, coriandoli e colori sgargianti – vecchi e nuovi volti del DC Extended Universe che, dopo le note critiche, ha cominciato a cambiare decisamente rotta in funzione di una messa in scena più vicina ai toni oscuri delle storie originali. Gunn, che conosce molto bene la materia, è stato bravo a dare al film il suo riconoscibile tocco, legandosi in modo coeso ai protagonisti che, per volere di sceneggiatura, fanno poco per risultare affabili.

The Suicide Squad
La squadra al completo

In fondo, parliamo sempre e comunque di un bizzarro gruppo di criminali reietti che, sotto le direttive di Amanda Waller (Viola Davis), prendono parte ad una super segreta Task Force X. I componenti? Diciamo che, dopo uno strombazzante e inaspettato inizio, accompagnato dalle note di un’adattissima Folsom Prision Blunes di Johnny Cash, tra quelli che andranno fino in fondo ci sono Bloodsport (Idris Elba), Rick Flag (Joel Kinnaman), Cleo Cazo (Daniela Melchior) e il suo fidato topolino, Abner Frill (David Dastmalchian), King Shark/Nanaue (doppiato da Sylvester Stallone, nonché il nostro personaggio preferito), Peacemaker (John Cena) e, naturalmente lei, Harley Quinn (Margot Robbie). Lo scopo della missione suicida? Armarsi fino ai denti e sbarcare sulla piccola Isola-Stato di Corto Maltese, con l’obiettivo di sovvertire il regime militare (dichiaratamente anti-USA) e soprattutto distruggere un inaccessibile laboratorio dove vengono condotti esperimenti genetici, che ruotano attorno ad una gigantesca stella marina chiamata Starro.

Margot Robbie è Harley Quinn in The Suicide Squad
Margot Robbie è Harley Quinn in The Suicide Squad

È lampante che The Suicide Squad sia un enorme e fracassone contenitore di eccessi e allegra guasconeria, che in due ore piene (mai pesanti, mai strabordanti) ci fa assistere ad un spettacolo cinematografico, fortemente voluto dalla DC che, in Gunn (ma prima di lui avevano pensato a Mel Gibson!), ha visto il faro, la luce e la certezza narrativa adatta per realizzare un film del genere. Ma, come dicevamo all’inizio della nostra recensione, la percezione, finito lo spettacolo, è che il vero trasporto – e quindi la necessaria empatia che si crea tra la realtà e la finzione – arrivi solo alla fine, quando Bloodsport, Harley e gli altri si trovano con le spalle al muro, contro un nemico che parrebbe imbattibile. Fino ad allora, e forse per volere dello stesso Gunn, che aveva fatto un’operazione simile nel primo Guardiani della Galassia (anche se lì la casa-madre era un’altra…), i fumettosi characters andavano tutti un po’ per conto loro, senza stringere un necessario legame con il pubblico, comunque entusiasmato e divertito da un film che, pur con le dovute e sacrosante licenze poetiche, sembra essere uscito direttamente dalle pagine di un fumetto DC.

Una scena di The Suicide Squad
Una scena di The Suicide Squad

Ed è qui che, se pur inizialmente slegati, entra in gioco il carisma dei protagonisti, amalgamati da James Gunn rifacendosi in modo più o meno palese a Quella Sporca Dozzina del ’67 e, più in generale, a quei B-Movie Anni Settanta e Ottanta, in cui un gruppo di impresentabili underdog dovevano scendere a patti per una missione impossibile. Carisma che, in pellicole come The Suicide Squad, è essenziali per sorreggere la messa in scena, spinta al limite – per il piacere della platea – da un famelico e tenerissimo squalo umanoide, da Idris Elba a suo agio nella tuta attillatissima di Bloodsport e da Margot Robbie, ormai legatissima ad un Harley Quinn che alterna momenti di follia ad altri (i più belli) in cui viene assalita da un’essenziale malinconia. Perché poi in un cinecomic assurdo come questo è fondamentale anche il lato umano degli (anti)eroi. Lato che Gunn sa nascondere e mostrare al momento giusto. Ed è proprio grazie a questi momenti che The Suicide Squad mette tutti d’accordo. Uomini, topi e squali.

Qui il trailer di The Suicide Squad:

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