LONDRA – Alla fine ce l’ha fatta e, nella foto qui sopra, eccola in posa sul set con le sue cinque Gloria Steinem, The Glorias, appunto, ovvero le piccole Ryan Keira Armstrong e Lulu Wilson e poi Alicia Vikander, Julianne Moore e lei, quella vera, Gloria Steinem, al suo fianco. Lei è Julie Taymor, regista americana, cinque film in vent’anni e un posto nel nostro cuore sia per Frida che per Across The Universe. Adesso, a due anni dalla presentazione al Sundance e poi la sparizione causa pandemia, arriva finalmente in streaming anche in Italia The Glorias – lo trovate qui su CHILI – e la regista racconta com’è nato il film, dalla lettura del libro della Steinem al set fino al profondo significato della pellicola.

IL LIBRO – «Sei anni fa ho finito di leggere l’ultima pagina di My Life On The Road di Gloria Steinem. Ho chiuso il libro e ho pensato che era impossibile riuscire a farci un film. Impossibile. Perché? Perché non solo non era la classica storia da sviluppare in tre atti, ma attraversava anche ottant’anni di vita di una donna e percorreva il mondo intero, dall’Ohio all’India. Dove trovare un budget simile? Eppure, allo stesso momento, sentivo che la straordinaria vita di Gloria aveva il potenziale per diventare un film potente quanto necessario, soprattutto in questo momento storico. Avrebbe potuto essere di ispirazione anche per altre donne…».

LA MISSIONE – «Il viaggio di Gloria unisce anche le storie di altre attiviste, personaggi come Bella Abzug, Flo Kennedy, Dorothy Pittman-Hughs, Wilma Mankiller e Dolores Huerta, protagoniste di quella che alcuni definiscono come la seconda ondata del femminismo americano. Una cosa è certa: non era mai stata raccontata al cinema. Così ho cercato di unire figure come Julianne Moore, Alicia Vikander, Bette Midler, Janelle Monáe e Lorraine Toussaint nella parte di finzione, ma aggiungendo però anche molto materiale d’archivio che non poteva – e forse non doveva – essere ricreato in studio. La marcia a Washington del 1963 o la conferenza delle donne del 1977 a Houston dovevano essere mostrate per quello che furono, in modo reale…».

LE DONNE – «Se prestate attenzione, il centro focale di The Glorias non è mai una sola donna, non è mai la sola Gloria Steinem, ma le molte Glorie rappresentate nel film. Per questo ho scelto quel titolo. Non è un biopic. Qui non si tratta di una Gloria e nemmeno delle stesse Gloria durante gli anni, rappresentate da quattro attrici. Qui si parla delle donne, della moltitudine di donne che Gloria ha incontrato e a cui ha dato voce. Lei è quelle donne. Per questo nel finale si parla di uno slogan come We The People. Perché la sua vita è anche quella delle donne che entrano nella sua storia e spero sinceramene che vedendo il film qualcuno poi si interessi alle storie di Flo Kennedy, Bella Abzug o Wilma Mankiller e se le vada a cercare su Google o su qualche libro».

L’ESPERIENZA – «Cos’ho imparato? Tante cose, davvero tante. Ho conosciuto l’infanzia di Gloria, il momento in cui il padre abbandona la famiglia e lei, dodicenne, diventa madre di sua madre, che sprofonda in una profonda crisi depressiva. E poi ho imparato di come Gloria durante il suo viaggio in India imparò il talking circle da un gruppo di donne in un villaggio. Si sedevano in cerchio attorno ad un fuoco, dimenticavano vergogna o ritrosia e condividevano tutto, anche la violenza subita dagli uomini. Fu una grande fonte di ispirazione per Gloria e poi divenne un modo fondamentale per lei per unirsi alle altre donne e condividere opinioni e battaglie…».
- IL FILM | Potete vedere The Glorias su CHILI qui
- VIDEO | L’incontro speciale di The Glorias via Zoom.
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