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Stefano Accorsi: «Ritornare sul set con Ligabue? Un privilegio assoluto»

A vent’anni da Radiofreccia, l’attore racconta Made in Italy attraverso lo sguardo del suo Riko

ROMA – Nel primo weekend in sala Made in Italy, terza regia di Ligabue, ha vinto la sfida al botteghino piazzandosi al primo posto. Il film “sentimentale” del cantante – ispirato all’omonimo concept del 2016 – ha per protagonista Riko, salumiere della provincia emiliana ed alter ego del regista se la musica non ne avesse ridisegnato il destino. A prestargli il volto, Stefano Accorsi che, a vent’anni da Radiofreccia, torna ad essere diretto da Ligabue. Un’altra storia radicata nella realtà della provincia emiliana che si trasforma in metafora del Paese (come vi avevamo raccontato qui) grazie allo stallo umano e professionale vissuto dal protagonista. Un uomo apparentemente sconfitto, arrabbiato e deluso che ritrova l’entusiasmo trasformando il suo modo di guardare alla vita come ha raccontato Accorsi durante la conferenza stampa a Roma, dove c’era anche Hot Corn.

Stefano Accorsi e Walter Leonardi in una scena di Made in Italy

IL PERSONAGGIO «Riko è un uomo che sta. Sta dentro questa sua vita, che ha attraversato anche momenti diversi del nostro Paese. All’inizio lo troviamo in una fase di crisi e probabilmente se ne vorrebbe anche andare dall’Italia, ma le parole sul cambiamento del suo amico Carnevale lo fanno riflettere. Nel suo quotidiano però non succede nulla di straordinario, anche le cose più dure fanno parte di quello che accade, prima o poi, a tutti. È il suo modo di cambiare il punto di vista che lo rigenera come uomo…».

IL RACCONTO «Trovo molto raro mettere in scena personaggi raccontati così. Di solito si predilige rappresentare i cattivi oppure andare a cercare eventi fuori dall’ordinario. Invece la forza di Made In Italy è l’autenticità che ci ha aiutato molto anche come attori sul set».

L’amore e gli amici: Riko e la banda di Made In Italy.

LO SGUARDO «Luciano pone lo sguardo sugli attori ed i personaggi anche fidandosi molto di quello che tu, come interprete, costruisci dal di dentro. Magari ogni tanto ti chiede di tirarlo un po’ più fuori ma, se c’è l’emozione in te, è come se lui riuscisse a vedere quella verità. E in questo film di verità ce n’è tanta».

IL RITORNO «Ho trovato Luciano in grande forma. È un privilegio lavorare con un regista che da diciotto anni non fa un film. Ha fatto maturare la storia per tanto tempo prima di realizzarla, per dare voce a quelle persone per bene che faticano a farsi sentire. Ho avuto a che fare con un regista che racconta uno dei film della sua vita».

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