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Shiva Baby | Emma Seligman e quell’esordio tra Woody Allen e Luis Buñuel

Un horror travestito da commedia brillante? Sì, ecco perché recuperarlo. Dove? Su MUBI

Shiva Baby
Rachel Sennott, la protagonista assoluta di Shiva Baby

ROMA – Faccio un passo indietro, a quando tutto è iniziato, nel 2018. Emma Seligman, poco più che ventenne, realizza un corto. Il titolo? Shiva Baby. È il progetto per la tesi alla New York University Tisch School of the Arts che, qualche mese più tardi, debutterà al South by Southwest, in Texas. In quello stesso periodo la regista e autrice decide che è arrivato il momento di estendere il suo cortometraggio e provare a farlo diventare un film. Nasce così Shiva Baby, debutto della regista canadese – disponibile in streaming ora su MUBI – che poi nel 2023 avrebbe firmato la sua seconda regia con Bottoms, inedito in Italia. Ma di cosa parla Shiva Baby? La storia si svolge nell’arco di una giornata nella vita di Danielle (Rachel Sennott, che abbiamo visto anche in Finalmente l’alba di Saverio Costanzo e di recente in Saturday Night), giovane donna confusa e senza una direzione precisa da seguire nella sua vita professionale e privata.

shiva baby
Emma Seligman e Rachel Sennott sul set di Shiva Baby

Il titolo del film si riferisce sia alla schiva, veglia funebre ebraica in cui i parenti più stretti del defunto si riuniscono per ricordarlo, che all’espressione sugar baby con cui, invece, si identifica una ragazza che si fa mantenere da un uomo più grande. Danielle è esattamente una sugar baby che però incontra il suo sugar daddy Max (Danny Deferrari), sposato e addirittura con prole al seguito, proprio alla shiva di un parente comune in cui c’è anche la sua ex ragazza Maya (Molly Gordon). È dall’incontro di questi due mondi, potenzialmente esplosivi, che Emma Seligman getta le basi per una riflessione ironica e pungente sulla complessità del crescere, sulla sessualità, il rapporto genitori/figli e l’ebraismo. Ma non solo.

SHIVA BABY
Rachel Sennott in una scena di Shiva Baby

Quasi interamente girato all’interno di un appartamento che pullula di parenti e amici di famiglia che, tra un bagel e un dolce, commentano, spettegolano e insinuano la qualunque sulle rispettive vite, Shiva Baby è un horror travestito da commedia brillante (lo sottolinea molto bene anche la colonna sonora di Ariel Marx, che ha poi firmato anche la soundtrack di Sanctuary). Un racconto dell’orrore del quale, presto o tardi, ci siamo ritrovati protagonisti anche noi, subissati di domande sul nostro futuro del quale non riuscivamo a scorgere i contorni. Impossibile non citare Woody Allen così come L’angelo sterminatore di Luis Buñuel. Perché, per quanto si sforzi, Danielle da quella casa/prigione non riesce ad andarsene.

Shiva Baby
Un incubo formato cinema: i parenti e le loro domande.

Dal ritmo incalzante e dai dialoghi serrati, Shiva Baby è un film drammaticamente sottovalutato, un concentrato di temi che il cinema ha affrontato un numero infinito di volte, ma il merito della Seligman è averli saputi orchestrare con mano decisa e alla sua maniera. La sua regia non è mai sbavata e mantiene costante la tensione fino a quel finale che ci ricorda come da quell’incubo di una vita di aspettative (altrui) e menzogne se ne può uscire ritagliandosi in posticino per se stessi in cui lasciarsi andare alla tenerezza. Un piccolo film assolutamente da recuperare.

  • STORIE | Storie di cinema secondo Hot Corn!
  • VIDEO | Qui il trailer di Shiva Baby:

 

 

 

 

 

 

 

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