CANNES – Vestita di pizzi e merletti, capelli corvini e gli artigli affilati: Salma Hayek è una leonessa. E qui a Cannes ha confermato la sua reputazione di artista senza filtri: proprio sulla Croisette ha ideato i talk Women in Motion di Kering invitando alcune delle celebrity più potenti del mondo dello spettacolo a raccontare l’universo femminile di Hollywood. Salma non infiocchetta le dichiarazioni e non trova scorciatoie diplomatiche per parlare: chiama i predatori con nomi e cognomi, mette alla gogna la disparità di genere e lancia un potente messaggio alle nuove generazioni di cineaste. Intanto l’attrice si appresta al debutto sul piccolo schermo: ha appena siglato un accordo per produrre una serie Amazon diretta da Paul Feig, in cui interpreterà un’ambasciatrice.

WOMAN IN MOTION «Stare sul tappeto rosso con le mie colleghe? Una grande emozione, vissuta proprio nel luogo dove l’avventura di Women in Motion è iniziata. Ha avuto un significato unico e speciale e ne avevamo tutti bisogno, credo. Il cinema è composto di immagini e vedere tutte quelle artiste insieme credo abbia dato l’idea di una piccola folla in lotta. In realtà eravamo un numero esiguo, tutte avevamo abbastanza spazio sul red carpet».

HARVEY WEINSTEIN «Ha risposto con una dichiarazione alle accuse di molestie di due donne di colore negando tutto e, al tempo stesso, ha ignorato quelle di decine di altre donne. È stata una mossa dei suoi avvocati perché noi rimaniamo le più facili da screditare. Si tratta di un fatto risaputo: se a parlare sono donne di colore, la gente tende a crederti meno. Weinstein l’ha fatto con il chiaro intento di vanificare le dichiarazioni mie e di Lupita (Nyong’o, nda) e per affossare quelle di tutte le altre accusatrici. Insomma si è accanito sull’anello debole della catena».

LA CORRUZIONE «Non mi ha stupito che Weinstein l’abbia fatta franca a lungo. È questo il sistema in cui viviamo, fatto d’insabbiamenti e menzogne. Sono scioccata invece dal numero di storie che sono state messe a tacere. E sai com’è successo? Non certo perché lui sia un genio criminale, anzi, si è limitato a pagare per il silenzio e a corrompere, a partire dai media che sono stati lautamente ricompensati per non pubblicare articoli scomodi. Questa corruzione dilagante dimostra che in questa storia anche la stampa ha le sue responsabilità».

L’EVOLUZIONE «Grazie a Time’s Up ora gli uomini sono terrorizzati, i predatori si stanno nascondendo perché sentono l’aria di cambiamento. E quindi credo che questo sia un momento cruciale, di svolta, in cui l’universo maschile si mette in discussione ma soprattutto rielabori i propri sentimenti e comportamenti per crescere. Dal caos, è risaputo, si genera un’evoluzione e non c’è momento migliore di questo per metterla in atto. La verità è che noi donne ci saremmo dovute arrabbiare prima, saremmo dovute scendere in campo e coalizzarci tempo fa».

IL MARITO «Ci sono anche molti brav’uomini, gente pacifica a sua volta vittima del bullismo di altri maschi che pensano di affermare la loro mascolinità con la violenza. Molti di loro hanno sofferto per questi atteggiamenti. Senza quegli uomini di valore come mio marito (il magnate Francois-Henri Pinault, nda) questa lotta femminista non sarebbe stata possibile. Ancora ricordo quando è venuto da me in maniera così adorabilmente titubante, quasi sexy, per propormi questi talk, un’idea che avrei dovuto avere io per prima. E di questo lo ringrazio».

IL CONSIGLIO «Quando mi chiedono di dire qualcosa alle artiste che si affacciano su questo mondo ripeto sempre: «Puntate su un progetto concreto, trovate la propria voce in maniera intima e unica». Dev’essere un bisogno, la necessità di raccontare una storia. Trovate un’idea specifica e datevi da fare, ma se invece volete diventare registe in maniera generica e non sapete da dove iniziare fate la gavetta, cominciate dalla tv, dove ci sono maggiori possibilità. Il denominatore comune rimane l’onestà intellettuale. Siate voi stesse e che l’opportunità giusta si presenterà».
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