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Resident Evil: Welcome to Raccoon City e il reboot che (non solo) i fan aspettavano

Zombie, Big Pharma senza scrupoli, un’atmosfera davvero creepy. Il film Johannes Roberts? Promosso!

Welcome to Raccoon City!

ROMA – Resident Evil: Welcome to Raccoon City è una vera e propria sorpresa. Dopo l’esperienza ai limiti di Paul W. S. Anderson, l’intuizione di riavviare la saga tratta dal videogioco della Capcom è stata una mossa vincente e decisamente intelligente, dato che il film sfrutta a pieno tutti gli elementi della storia originale, ma è capace di espandere la narrazione – e dunque l’appeal – verso un pubblico che magari non ha mai acceso la PlayStation. Così, anche grazie all’esperienza del regista Johannes Roberts, il film diventa l’alternativa perfetta per una visione all’insegna dell’intrattenimento di qualità. A cominciare dalla strepitosa location, che si suddivide tra l’orfanotrofio e il Dipartimento di Polizia. Due cornici, vedrete, strettamente correlate.

Kaya Scodelario è Claire Redfield
Kaya Scodelario è Claire Redfield

Fuori, una Raccoon City notturna e spaventosa, bagnata da una pioggia incessante e immortalata in modo accattivante dalla fotografia di Maxime Alexandre, che fa da legame agli inquietanti eventi che riempiono a dovere i 107 minuti del film. Dopo un veloce flashback iniziale Roberts ci porta subito nel vivo della storia, ambientata nel 1998. Alla radio c’è Crush di Jennifer Page, e la Pfizer ha appena emesso sul mercato il Viagra. Intanto, nel Midwest, un’altra Big Pharma (di fantasia, ovvio), la Umbrella Corporation, ha esodato da Raccoon City lasciando la cittadina in un buco abbandonato e oscuro. Viene fuori che l’azienda ha intossicato gli abitanti, consapevolmente e per anni, svolgendo poi strani esperimenti sui bambini dell’orfanotrofio.

Robbie Amell in una scena di Resident Evil: Welcome to Raccoon City
Robbie Amell in una scena di Resident Evil: Welcome to Raccoon City

Tra quei bambini c’era anche Claire Redfield (Kaya Scodelario) che, dopo anni, torna in città dove è rimasto suo fratello Chris (Robbie Amell), diventato agente della polizia. A Raccoon City non c’è mai nulla da fare, eppure l’apocalisse è dietro l’angolo. Quando infatti l’ennesimo esperimento sfugge di mano i cittadini vengono letteralmente tramutata in un esercito di non-morti. Toccherà proprio a Claire, Chirs e ad un gruppo di sopravvissuti (un cast di contorno mica male, a partire da Hannah John-Kamen, Tom Hopper, Avan Jogia) capire cosa è successo e, soprattutto, cercare di arginare l’epidemia zombie e, intanto, tentare di scappare da Raccon City prima che venga rasa al suolo dalla stessa Umbrella Corporation.

Resident Evil: Welcome to Raccoon City
Avan Jogia e Kaya Scodellario in una scena del film

Non mai è cosa facile tramutare un videogioco cult in un film, eppure Resident Evil: Welcome to Raccoon City è sviluppato in modo tale il tono restasse tanto costante quanto creepy (e ripetiamo, la costruzione visiva è davvero notevole), con l’atmosfera che ricalca in tutto e per tutto Resident Evil 2 che, senza elencare premi e riconoscimenti, è uno dei migliori videogiochi della storia. Dunque l’esperienza cinematografica voluta da Johannes Roberts si mescola perfettamente ad una storyline che diventa a più riprese un vero e proprio gameplay, senza però rinunciare alla potente voglia di essere cinema che cita la poetica di John Carpenter e sferza, qua e là, evidenti richiami alla più stretta attualità.

Qui il trailer di Resident Evil: Welcome to Raccoon City:

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