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Project Iceman | L’Antartide, la sfida di Anders Hofman e l’occhio di Ammar Kandil

Un triathlon al Polo Nord, una sfida impossibile, un documentario unico: ma cos’è Project Iceman?

Project Iceman
Anders Hofman in una scena di Project Iceman.

SESTRI LEVANTE – Il Riviera International Film Festival di Sestri Levante apre la settima edizione con Project Iceman, documentario in concorso diretto da Ammar Kandil, youtuber nonché tra i fondatori del canale Yes Theory, reinventatosi regista proprio per questa occasione. Perché? Perché è stato influenzato dalla forza di volontà che ha guidato il giovane protagonista – il danese Anders Hofman – nel tentativo di diventare il primo essere umano in assoluto a completare un triathlon di lunga distanza, noto come la Ironman Challenge, in Antartide: 3,8 km di nuoto, 180 km in bicicletta, 42,2 km di corsa. Il documentario è una chiara dichiarazione di intenti che ricalca il manifesto di questa edizione del Riviera: «C’è di bello che il futuro dipende da cosa scegliamo di fare adesso», recita il claim iniziale, in linea proprio con la filosofia con cui Anders affronta questa dolorosa odissea per anima e corpo, non arrendendosi mai nemmeno quando in ballo c’è la sua vita o quella dei compagni di team.

Project Iceman
La sfida estrema: una scena di Project Iceman.

Ma non solo. Project Iceman è anche la classica storia dell’uomo contro la natura, qui nella sua versione più estrema e meno amichevole, ovvero quella dell’Antartide. Scena dopo scena, Ammar Kandil e la sua crew hanno una grande capacità di restituire su schermo l’intero ambiente: la sua bellezza ma anche la sua claustrofobia, per esempio quando di notte rimangono bloccati in tenda sommersi dalla neve con il vento che soffia a 150 km/h. La regia di Kandil si impreziosisce di diversi linguaggi, tutti compresi all’interno dello stesso documentario, una sperimentazione sicuramente figlia del mondo di YouTube in cui lui e i suoi colleghi si sono formati. Da vedere è una boccata d’aria fresca nel genere del documentario, considerando anche quanto bene viene sfruttata, per esempio con le sequenze animate che riguardano non solo l’infanzia di Anders, ma anche i momenti più concitati della pellicola.

Un altro momento del percorso di Anders Hofman.

Anders ne verrà fuori vincitore – al di là della sfida – grazie alla profonda capacità di mostrarsi vulnerabile di fronte alla macchina da presa e mettendo davanti a lui prima di tutto il valore più importante: la famiglia. Subito dopo, ecco la ferrea volontà di superarsi e di portare al termine i suoi obbiettivi, costi quel che costi. Nel dipanare questa odissea, Project Iceman trasporta così lo spettatore in scenari commoventi e ambiziosi, grazie sia ad una importante storia personale come quella del protagonista, sia ad una regia che osa e non si tira indietro mai, proprio come suggerisce la filosofia di questa pellicola. E anche le parole con cui si è aperta questa edizione del RIFF: «Il mondo che verrà è nelle mani di chi oggi non tace. Per noi, è soprattutto di chi sceglie di cambiare le cose con la macchina da presa…».

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  • VIDEO | Qui il trailer di Project Iceman:

 

 

 

 

 

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