MILANO – Quando si parla di supereroi subito pensiamo a superpoteri, alieni e intense scene d’azione dettate da valori come giustizia e integrità, ma spesso dimentichiamo che a volte la genesi dietro la loro creazione ha dello straordinario, esattamente come le loro storie. Per quanto riguarda l’universo DC, se i supereroi più classici come Batman e Superman erano stati creati come modello contro l’ascesa del nazismo negli anni del proibizionismo, Wonder Woman ha una genesi del tutto particolare. E la racconta Angela Robinson in Professor Marston & the Wonder Women – lo trovate su Youtube e Apple TV+ -, con tre incredibili performance di Luke Evans, Rebecca Hall e Bella Heathcote.
La saga della supereroina più famosa di sempre (nell’Universo DC di James Gunn rivedremo Diana ma non sarà Gal Gadot a interpretarla nda) ha infatti origini diverse da quello che si potrebbe pensare: un amore incondizionato, una passione travolgente e una sfida alle convenzioni sociali più bigotte dell’epoca. Siamo a inizio anni Quaranta e il professor William Moulton Marston – l’inventore della macchina della verità – è docente di psicologia ad Harvard, dove insegna anche la moglie, Elizabeth Marston.
I due, ancora molto giovani, si innamorano di una studentessa, Olive Byrne, e inizia così una relazione a tre che si protrae negli anni. Marston era già stato più volte accusato di immoralità per la propria condotta troppo liberale nei confronti della sfera sessuale e le voci sul menage a trois che i coniugi avevano intrapreso non aiutavano certo la sua posizione. Ispirato dalle due donne della sua vita, nel 1941 Marston dà vita a Diana Prince, a.k.a Wonder Woman, una supereroina che avrebbe dovuto riscattare i fumetti dall’eccessiva violenza della controparte maschile ma che, dopo poco, venne accusata di avere una carica sessuale e perversa troppo eccessiva.
Marston aveva creato Wonder Woman unendo i tratti che contraddistinguevano Elizabeth e Olive, la voglia di verità, di giustizia e di aiutare il prossimo, che condividevano anche con i movimenti femministi dell’epoca a cui erano molto vicine. Non mancavano anche i riferimenti alla sfera sessuale dei tre, come ad esempio il Lazzo della verità, che sarebbe allo stesso tempo un esplicito riferimento alle pratiche del bondage e agli atti di protesta di quelle femministe che si incatenavano ai cancelli dei palazzi del potere per chiedere l’uguaglianza dei loro diritti.
I colori, i costumi, i disegni della sua supereroina dovevano essere una ventata di novità, molto eccentrica, con il suo costume da Amazzone che faceva gridare all’indecenza i più puritani. I fumetti di Wonder Woman erano anche un modo per Marston di sfidare le regole sociali dell’epoca, che di certo non vedevano di buon occhio una relazione a tre come la loro (non che oggi qualcosa sia cambiato ma Marston sarebbe sicuramente fiero dei progressi che abbiamo fatto!). Ma anche le critiche più dure contro il suo aspetto, la sua caricatura e la sua ispirazione, non potevano niente contro la salda integrità e i principi di Wonder Woman: sopravvissuti fino ad oggi, sono ancora ciò che la rende uno dei personaggi più amati nel mondo dei supereroi.
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