in

Parthenope | Paolo Sorrentino, Celeste Dalla Porta e una donna chiamata Napoli

Il mito di Partenope, Gary Oldman e Stefania Sandrelli, parole e immagini. Ma com’è il film?

Celeste Dalla Porta e Parthenope di Paolo Sorrentino: Al cinema con Piper Film
Celeste Dalla Porta e Parthenope di Paolo Sorrentino: Al cinema con Piper Film

MILANO – Dov’eravamo rimasti? In È stata la mano di Dio, Paolo Sorrentino ci mostrava la Napoli della sua infanzia, mai così intima, personale e legata ad una matrice autobiografica dove Filippo Scotti incarnava un suo alter ego. Con il nuovo film Parthenope, Sorrentino abbraccia invece la leggenda e il mito della sirena, divinità napoletana, ritornando a Napoli (ma forse non se ne è mai andato) per allestire un ritratto della città che passa dalla bellissima e omonima protagonista interpretata da Celeste Dalla Porta, una donna che porta il nome della sua città, ma non è né sirena né mito. Seguiamo così, scena dopo scena, le vicende della sua vita attraverso i decenni, dagli anni Cinquanta ai giorni nostri, tra Capri e Napoli, tra vita e amore.

Parthenope, il nuovo film di Paolo Sorrentino, in concorso a Cannes 77
Celeste Dalla Porta e Stefania Sandrelli in una scena di Parthenope

Celeste Dalla Porta, scovata dallo stesso Sorrentino e al primo ruolo, è l’ennesimo alter ego del regista, stavolta una donna, metafora di cosa significhi crescere sotto la mistica ombra del Vesuvio, tra peso e leggerezza, ombre e sole. Ed è forse per la prima volta nella filmografia del regista proprio questo il personaggio che accende la consapevolezza di chi gli sta intorno – perché colpiti probabilmente dalla bellezza e dalla sua intelligenza – provocando reazioni anche abbastanza forti. Partenope viene rimproverata di parlare solo con frasi ad effetto e di avere sempre la risposta pronta, come molti altri personaggi sorrentiniani, da Jep Gambardella in giù. Ed è proprio chi le gravita attorno a redarguirla, dal disilluso fratello maggiore Raimondo (Daniele Rienzo) al John Cheever di Gary Oldman.

Gary Oldman in una scena di Parthenope
Gary Oldman in una scena di Parthenope

Partenope, la prima della classe, è lo slancio per l’autoconsapevolezza di Paolo Sorrentino che colpisce tutti tranne lei (e lui regista, giunto solo adesso a tempo debito a questa consapevolezza), ma soprattutto colpisce Napoli. Se ne La Grande Bellezza l’Italia era confezionata per uno sguardo esterno (ed estero), il microcosmo napoletano è confezionato per gli italiani e i napoletani stessi, in un dipinto che eredita l’estetica del capolavoro premio Oscar del regista e rende la città grande, più di quanto già non lo sia. Un mondo a parte in cui non manca la retorica, ma non è mai davvero cattiva come Sorrentino vuole farci credere, ma anzi si sente che è sofferta e che arriva da una personalità anche piuttosto malinconica a riguardo. Proprio come Partenope, che non a caso è anche l’antico nome della città di Napoli.

Paolo Sorrentino e Daria D'Antonio durante la lavorazione di Parthenope
Paolo Sorrentino e Daria D’Antonio durante la lavorazione del film

Non c’è aspetto femminile, femminista o misogino nello sguardo che la camera rivolge alla sua protagonista perché non erano quelle le intenzioni, ma piuttosto si vuole mostrare una donna che ha tutte le facoltà di sentirsi ed essere libera in una città che fornisce le condizioni per farla sentire tale. La bellezza di Partenope ovviamente c’è ed è innegabile, ma non è un’arma o un mezzo, è un modo per sopravvivere ai momenti più bui ed è infatti dosata: Partenope, se si concede, lo fa solo per affrontare la vita al meglio delle sue possibilità. A questa sfida partecipa anche una galleria di personaggi pittoreschi, tra cui il già citato Gary Oldman e poi Isabella Ferrari, Marlon Joubert, Silvio Orlando, Luisa Ranieri e Stefania Sandrelli, che con le loro maschere disvelano risultati altalenanti.

Celeste Dalla Porta sul set
Celeste Dalla Porta sul set di Parthenope

È un ritratto sulla vita, la libertà e la bellezza (sinonimi della città di Napoli, se vogliamo) che porta per una volta i luoghi a Sorrentino e non viceversa, rimanendo saldo alla sua estetica e alla sua idea di corpi sacri e profani (con un richiamo anche a The Young Pope). Alla fine Parthenope è soltanto un nuovo tassello del cinema di Sorrentino che – come ogni suo film – farà discutere e dividerà i fan più accaniti e i detrattori più agguerriti, ma è innegabile il sentimento di fondo che attraversa Parthenope come film e Partenope come personaggio che smuove il motore del cinema: abbiamo trovato una nuova miccia…

 

 

Lascia un Commento

Un estratto dalla locandina ufficiale di Don't Move: Dal 25 ottobre su Netflix

VIDEO | Kelsey Asbille, Sam Raimi e il primo trailer di Don’t Move

Michelle Pfeiffer Vs Anne Hathaway | Ma qual è stata la migliore Catwoman?