ROMA – In un quartiere operaio in Svezia, le sorelle Laura, Mira e Steffi affrontano la vita da sole, abbandonate a sé stesse da una madre assente. Quando i servizi sociali minacciano di separarle, Laura deve trovare una soluzione disperata. Tra l’euforia della libertà totale e la dura realtà della crescita, le tre ragazze si trovano a camminare su un filo sottile. Diretto da Mika Gustafson e con protagoniste Bianca Delbravo, Dilvin Asaad, Safira Mossberg e Ida Engvoll, ecco Paradise is Burning, vincitore del Premio Orizzonti per la Miglior Regia a Venezia 80, dal 29 agosto al cinema con Fandango.

Un film che parte da una premessa autoriale rilevante, Paradise is Burning, dalla necessità della Gustafson di raccontare dei bambini e di farlo seriamente: «Mi interessa prendere sul serio i bambini. Quando ho iniziato a fare cinema tredici anni fa, sapevo già che volevo raccontare storie dal loro punto di vista e creare personaggi giovani con una ricca vita interiore. Quando ero bambina, pensavo anche a tutti questi problemi esistenziali. O persino alla morte».

Non a caso, non è affatto un film di tematiche facili l’opera seconda della Gustafson: «Per me il film parla della fugacità del tempo e della vita. Di memorie e di riconciliazione. Voglio mostrare cosa significhi per un essere umano provare allo stesso tempo un senso di libertà euforica e di disperazione totale. È una dichiarazione d’amore alla sorellanza. A coloro che conoscono la tua storia e ti hanno reso ciò che sei. Un legame che è più forte di qualsiasi altra cosa. Una benedizione e una maledizione allo stesso tempo».

Quindi la narrazione di Paradise is Burning con cui entrare nella vita di tre sorelle tanto diverse quanto uguali – accomunate dal fantasma ingombrante di una madre assente che le ha abbandonate la Vigilia di Natale – e che vivono in un rapporto simbiotico di (in)dipendenza ed equilibrio vitale precario, tra nuovi incontri e prime volte, riti di passaggio e improvvisazioni. Su di esso la Gustafson costruisce un racconto dal ritmo vivace e dall’andamento irregolare nel suo montaggio concitato, tutto popolato di immagini oniriche e primi piani su cui navigare nei volti caratteristici delle sue giovani protagoniste.

In particolare quello di una straordinaria Delbravo che al battesimo di fuoco si segnala al grande pubblico per spontaneità e intensità scenica. Tanto da porsi come agente scenico cardine di un Paradise is Burning inno, si, alla sorellanza, ma anche alla vita libera da costrutti e dall’ordinarietà delle convenzioni. Un film disperato e poetico, quello della Gustafson, ma anche romantico e ironico, che cattura e trascina lo spettatore nel caos vitale di Laura, Mira e Steffi rendendolo parte attiva di un gioco di illusioni per cui, alla fine, si finisce con il fare il tifo per loro. E a volte basta questo a un film per essere grande.
- HOT CORN TV | Paradise is burning, qui per il trailer del film:
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