in

TOP CORN | Palo Alto, il talento di Emma Roberts e il grande esordio di Gia Coppola

Nel 2013, la nipote di Francis Ford debutta alla regia portando al cinema i racconti di James Franco

Emma Roberts in Palo Alto
Emma Roberts in Palo Alto

MILANO – California. Viali di palme assolate e onde che si infrangono nel dolce richiamo di un’adolescenza ormai troppo lontana fanno da sfondo ad una pellicola turbolenta e splendente allo stesso tempo, Palo Alto. Qui, ci si immerge nelle dense acque dell’opera prima di una giovane regista dal nome davvero speciale, Gia Coppola, nipote del’immenso Francis Ford, che sta per ritornare al Lido per portare a Venezia 77 il suo secondo film, Mainstream. La Coppola in un torrido pomeriggio d’estate viene folgorata da una lettura, una storia laconica, dal sapore agrodolce, dalla quale non può più scollarsi, decidendo così di reinterpretarla, catturandone i graffi e trasformandola in una sceneggiatura pungente, efficace.

Emma Roberts è April in Palo Alto
Emma Roberts è April in Palo Alto

I racconti sono riuniti sotto l’omonimo nome, Palo Alto (in Italia con il titolo In stato di ebbrezza), scritti da uno dei giovani artisti più talentuosi di Hollydood: James Franco, anch’egli protagonista dell’adattamento. Racconti messi in scenda da una regia che contempla senza mai giudicare, rendendo così i protagonisti imperfetti, sì, ma belli e reali. Troviamo ragazze in cerca del vero amore, ragazzi in cerca di guai e adulti in cerca di entrambi. Quattro giovani alle prese con le loro turbolenze, prime esperienze, sesso, droga, sregolatezze ed eccessi dell’occasione, tra un party e il bagno di scuola.

La luce di Palo Alto
La luce di Palo Alto

Protagonista femminile del film è April, Emma Roberts (altra illustre nipote del cinema) timida, seria, insicura, ma con una cotta per il suo allenatore di calcio (Franco). Chiudono il cerchio di un cast ben curato, Nat Wolff e Jack Kilmer (si, anche lui figlio d’arte!), migliori amici, troppo annoiati da una vita agiata. Sono quattro le vicende che si intrecciano, si fondono e si discostano come atomi impazziti. Un racconto di ragazzi che si cercano senza mai annullarsi. La narrazione non chiama mai all’appello gli adulti, troppo imperfetti e troppo colpevoli per farne parte.

Palo Alto
James Franco ed Emma Roberts

Questa favola si affaccia dolcemente nella difficoltà di esprimersi, di trovare sé stessi, per vivere e non sopravvivere. Palo Alto, per così dire, è un film imbronciato, ma mai arrabbiato. Le immagini sono limpide, sature, un filtro da social scorre per tutta la pellicola stretto dalla presa vigorosa della colonna sonora, perfetta nell’alternare Bloode Orange e Nat & Alex Wolff. Pensare che è stato un film che ha faticato a trovare una produzione che credesse nel debutto di Gia Coppola, ma che poi, come spesso accade, ha vinto i pregiudizi, trovando il suo posto nelle migliori vetrine del cinema indipendente: Telluride, Tribeca, Toronto e proprio Venezia. Il nostro consiglio? Vedetelo, è un’opera prima che elogia la leggerezza della vita, delineata con grazia dalla sua giovane regista.

  • Volete vedere Palo Alto? Lo trovate su CHILI
  • Un inedito da recuperare? Provate con Eighth Grade

Lascia un Commento

VIDEO | L’amore, Kubrick e gli Obama: Richard Tanne racconta Chemical Hearts

Sam Riley

Io & il cinema | Sam Riley: «Wim Wenders, 007 e i ricordi de L’uomo dei sogni»