ROMA – Non abbiamo timore di esagerare quando scriviamo che Oscar Isaac è una vera fortuna per il futuro del MCU. È lui il protagonista di Moon Knight, la nuova serie Marvel disponibile dal 30 marzo su Disney+ nella quale interpreta Steven Grant, commesso di un negozio di souvenir che scopre di soffrire del disturbo dissociativo dell’identità e di condividere il suo corpo con Marc Spector, mercenario e personificazione terrena di Khonshu, il dio egizio della luna e della vendetta. L’attore ci ha raccontato via Zoom di quanto questo elemento lo abbia convinto a prendere parte alla serie e delle difficoltà tecniche incontrate nell’interpretare un doppio personaggio diviso tra ironia inconsapevole e un lato più oscuro.
MOON NIGHT «Mi sembrava ci fosse l’opportunità di fare qualcosa di veramente nuovo, in particolare nel MCU, che fosse incentrata sulla lotta interiore del protagonista usando l’iconografia dell’antico Egitto, il genere supereroistico e il suo linguaggio per parlare del suo malessere e creare un personaggio insolito, specialmente con Steven Grant. Una volta che ho capito come volevo creare il personaggio ne ho parlato alla Marvel e sono stato accolto a braccia aperte rendendomi conto di avere dei collaboratori davvero grandiosi e che sarebbe stata un’avventura creativa».
IL (DOPPIO) PERSONAGGIO «Credo che la storia sia molto incentrata su un punto di vista. Sei nella pelle del protagonista, vedi quello che sta accedendo e lo sperimenti nel suo stesso modo. C’è qualcosa di terrificante in questo ma, sopratutto con Steven, c’è anche un senso dell’umorismo che è diverso da quello che si vede solitamente. Credo che la Marvel abbia fatto un lavoro grandioso nel combinare azione e commedia in un modo così riuscito. Con Steve c’era la possibilità di fare un tipo di commedia differente perché non sa di essere divertente. E poi c’era da trovare il punto di contatto con Mark che rappresenta un po’ lo stereotipo del tipo torturato e oscuro».
STEVEN & MARC «La prima cosa è stata assumere mio fratello per interpretare l’altro (ride, n.d.r.)! È la cosa più vicina a me e quindi, a necessità, interpretava Steven o Mark con i rispettivi accenti. È stato davvero d’aiuto avere qualcuno per fare le prove che non solo era un grande attore ma che condivideva anche il mio DNA! È lì che ho capito quanto impegnativo sarebbe stato tecnicamente decidere quale personaggio avrei interpretato prima e poi bloccarmi, dare a mio fratello delle note, fare la scena e scambiarci i ruoli. Perché una delle cose più divertenti del recitare è farlo di fronte a qualcuno e lasciare che accada qualcosa di spontaneo».
L’IRONIA «Quando ho chiesto perché la serie fosse ambientata a Londra mi hanno risposto: “Abbiamo già troppi personaggi a New York!” (ride, n.d.r.). Amo l’humor inglese e show come The Office. È ho visto un’opportunità qui di poter magari poter mixare un po’ le cose. Cosa avrebbe fatto Peter Sellers se si fosse unito al MCU? Ho iniziato a pensarci e questo mi ha portato a Karl Pilkington di Scemo di viaggio, non tanto per l’accento ma per il suo senso dell’umorismo. Poi ho pensato alla comunità ebraica di Londra e da dove venisse. Così ho iniziato ad ascoltare l’accendo del nord est della città impegnandomi e scoprendo il personaggio, non solo il suo accento ma la sua voglia di connettersi alle persone senza sapere come».
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