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Da Honeyland a For Sama, tra Siria e America | Quale documentario vincerà l’Oscar?

I doc candidati agli Academy? Lavoro, politica, ambiente al centro delle storie

I film candidati agli Oscar per il miglior documentario
I film candidati agli Oscar per il miglior documentario

MILANO – Attualità, politica e ambiente. Con i film in corsa agli Oscar come miglior documentario, il mondo arriva (finalmente) sul grande schermo. Lo scorso anno trionfò lo sport, con il free climbing raccontato in Free Solo – Sfida estrema, quest’anno invece a contendersi la statuetta troviamo la realtà: Made in USA, The Cave, Democrazia al limite, Alla mia piccola Sama e Honeyland. Ecco quello che dovete da sapere sui cinque titoli.

MADE IN USA – UNA FABBRICA IN OHIO – Cosa succede quando una storica fabbrica che produce parabrezza in Ohio viene salvata dal fallimento da un miliardario cinese? Quella che sembra una favola a lieto fine rischia di trasformarsi in un incubo: due culture collidono, la barriera linguistica sembra insormontabile e le tensioni non mancano. Diretto da Steven Bognar e Julia Reichert (già candidati all’Oscar nel 2009 per The Last Truck: Closing of a GM Plant), il documentario disponibile su Netflix è stato osannato dalla critica americana. Al loro debutto come produttori Barack e Michelle Obama hanno decisamente fatto centro.

THE CAVE  Feras Fayyad torna a raccontare la Siria. Dopo One Day in Aleppo, il regista accende ancora una volta i riflettori sulla condizione drammatica in cui versa la sua terra d’origine a nove anni dall’inizio del conflitto. In The Cave ci porta a Ghuta, nell’area di Damasco, dove un gruppo di dottoresse è in prima linea per salvare vite in un ospedale (segreto). Le condizioni estreme si sommano ad altre difficoltà: è possibile farsi accettare e rispettare come medico, se la società intorno a te non prevede che una donna svolga alcuna professione? Un inferno nell’inferno.

DEMOCRAZIA AL LIMITE – «Io e la democrazia brasiliana abbiamo quasi la stessa età. Pensavo che per i nostri trent’anni avremo camminato su un terreno solido». Così la regista Petra Costa filtra attraverso la propria esistenza gli ultimi decenni della politica in Brasile: dall’euforia per l’elezione di Lula, ai cambiamenti del Paese dentro e fuori i propri confini, fino all’elezione di Dilma Rousseff. Costa racconta in presa diretta il collasso di una speranza. L’indagine arriva fino all’elezione di Bolsonaro. Il presidente che recentemente ha attaccato la cineasta colpevole, a suo dire, di diffondere fake news sul Brasile. Disponibile su Netflix, potrebbe aprire un caso tra Academy e governo brasiliano.

ALLA MIA PICCOLA SAMA – In sala in Italia il 13 febbraio, For Sama sta già facendo parlare di sè perché lega a doppio filo l’assedio di Aleppo e le vicende dalla regista. Waad Al-Kateab si innamora, si sposa e dà alla luce la piccola Sama. A lei è dedicato il film, a lei dedicati i pensieri della mamma. «Non immaginavamo che le nostre vite sarebbero cambiate così. Sama, ho fatto questo film per te», dice Waad Al-Kateab mentre affida alle immagini la propria testimonianza. La dittatura, le bombe e il sorriso di una neonata. Perché la vita va avanti, sempre, anche nel caos. Nella versione italiana è Jasmine Trinca a prestare la voce a Waad Al-Kateab.

HONEYLAND – Apicoltura sulle montagne macedoni. Non storcete il naso però, perché al Sundance, Honeyland ha suscitato grande entusiasmo e c’è chi l’ha definito addirittura: «una storia impossibile da immaginare persino per i migliori western». In scena ecco Hatidze Muratova che vive fuori dai confini del mondo per occuparsi delle sue api. Il nettare che producono è la ragione della sua vita e il sostentamento della famiglia. Ma i cambiamenti climatici rischiano di mettere a repentaglio il delicato equilibrio fra uomo e natura. Honeyland è già nella storia: è il primo film candidato sia come miglior documentario che come film internazionale.

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