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Nick Gehlfuss: «Chicago Med, l’ospedale e la mia divertente vita in corsia »

Il protagonista della serie racconta a Hot Corn il suo percorso

Nick Gehlfuss alla presentazione di Chicago Med.

«Posso restare qui con voi e riprendere questa chiacchierata con il mio telefonino?». No, la domanda non l’ha fatta l’agente di Nick Gehlfuss e neppure il suo ufficio stampa. Viene da mamma Sandra, che l’ha accompagnato al Festival della TV di Monte-Carlo qualche mese fa per presentare Chicago Med. L’adorabile signora è un’infermiera e non potrebbe essere più orgogliosa del figlio, medico anche se solo per esigenze di copione. L’attore, prossimamente al cinema con Diane Kruger in Butterfly in the Typewriter, interpreta il dottor Will Halstead, fratello del detective Jay (di Chicago P.D.) e da sempre innamorato della collega e amica Natalie (al secolo Torrey DeVitto). Ecco cos’ha detto a Hot Corn durante il nostro incontro.

Nick Gehlfuss in una scena di Chicago Med.

IL DOTTORE «Quando amo qualcuno mi comporto istintivamente proprio come il mio personaggio, il dottor Will Halstead. Ho un innato desiderio di proteggere le persone che mi stanno vicino, sono uno che ama prendersi questo genere di rischi. Un professore un giorno mi ha detto: “Nick, tu ti aspetti di fallire, eppure non hai mai paura di farlo”. Ed è vero: se cado mi rialzo ».

IL COLLEGE «Ai tempi del college? Non avevo un dollaro. Tiravo a campare suonando la chitarra nei localini e intrattenendo il pubblico. Non che mi andasse tanto, ma ce la mettevo tutta. Ricordo che all’epoca avevo trovato un ristorante italiano che, a giorni alterni, metteva gli spaghetti a meno di due dollari e io ero diventato un cliente fisso. Non avrei mai pensato di avere l’onore di interpretare una delle professioni più nobili che esistano».

Torrey DeVitto nei panni di Natalie Manning e Nick Gehlfuss. Foto Elizabeth Sisson.

LO SPORT «Sono sempre stato un grande appassionato di sport e questo mi ha reso competitivo, anche se ho imparato ad accettare le sconfitte e ad applaudire chi è più bravo di me. In effetti anche in Chicago Med Will, che viene da una famiglia facoltosa, tende a finire nei guai quando fa il maschio alpha nel pronto soccorso».

LA MAMMA «Mia madre mi ha insegnato ad essere perseverante. Non mi ha mai raccontato le sue storie di corsie, ma resta la mia eroina e ho sempre desiderato ricreare una famiglia tutta mia che fosse così unita. Anch’io, come lei, però credo nell’educazione fatta di maniere forti. Ho avuto la fortuna di circondarmi di donne in gamba che mi hanno ispirato, come la mia agente, che considero anche la mia mentore, e mia moglie, che il destino ha messo sul mio cammino. E pensare che ci ho messo un po’ a parlarle perché non pensavo fosse single…».

Dick Wolf, il produttore di Chicago Med.

IL PRODUTTORE «Dick Wolf per me è un po’ come Dave Grohl della tv. Così come il batterista dei Nirvana ha fatto la differenza nei Foo Fighters, così il produttore con Law & Order ha cambiato la storia del piccolo schermo. Ha sempre qualcosa in mente, come il padre dei supereroi Marvel e DC, in un certo senso. E poi prende spunto dai telegiornali e dai quotidiani per ribaltare le notizie e renderle interessanti per il pubblico».

IL VOCABOLARIO «I termini medici non sono semplici, è quasi come imparare una nuova lingua. Così ripeto spesso quelle parole in qualunque momento della giornata, mentre cucino o faccio la spesa, per memorizzarli e sembrare credibile. Per diventare Will ho anche osservato dal vivo molti dottori, ho fatto scorpacciata di medical drama e mi sono documentato. E poi sul set di Chicago Med abbiamo un medico sul set che ci aiuta e io lo guardo spesso e gli chiedo: “Sembro uno con quindici anni d’esperienza? Altrimenti, ti prego, fermami subito”».

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