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Cinema, musica e quel compleanno | Dietro le quinte della nuova edizione del MI AMI

Dai Phoenix ai CCCP: conversazione con Stefano Bottura, direttore artistico del festival di Milano

Un dettaglio del bellissimo poster del MI AMI.

MILANO – Ritorna il MI AMI Festival, tre giorni di musica a Milano, che quest’anno spegne le prime diciotto candeline con tre giorni (più uno) di festa dove ascoltare il meglio della musica italiana e straordinarie incursioni internazionali: 5 palchi, più di 100 acts. Si parte il 23 maggio al  Carroponte con la prima volta sul palco del MI AMI la band che ne ha ispirato il nome, i CCCP – Fedeli alla Linea con Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni, Annarella Giudici e Danilo Fatur che daranno il via al festival. Si continua il weekend fino al 26 maggio al Magnolia con i Phoenix, Erlend Øye dei Kings of Convenience e il sound de la Comitiva, Colapesce e Dimartino, i Ministri, Willie Peyote, i Tre Allegri Ragazzi Morti e tanti altri.

MI AMI
Carlo Pastore e Stefano Bottura, i due direttori artistici del MI AMI.

Diciotto anni dopo il viaggio del MI AMI si può definire «incredibile», esclama con entusiasmo Stefano Bottura – che insieme a Carlo Pastore è il direttore artistico del festival. Da sempre appassionati di commistioni tra cinema e musica, noi di Hot Corn ci siamo seduti con Bottura per parlare del MI AMI (trovate il programma completo qui), degli artisti che hanno solcato i palchi del festival e del rapporto tra il mondo della musica e il mondo del cinema.

IL COMPLEANNO – «Da dove iniziamo? Il festival compie diciotto anni. Che viaggio eh? Già che possiamo parlare di viaggio del MI AMI implica un inizio e un percorso, cosa non scontata. La bellezza e l’importanza del festival risiedono nella durata: ha costruito un immaginario che è cresciuto nel tempo. La longevità ha creato una comunità, fatto crescere artisti e arricchito la musica italiana. Questi vent’anni, compresi quelli della pandemia, hanno visto molti cambiamenti, incluso il modo in cui la musica italiana è percepita e ascoltata. La 18ª edizione riflette tutto questo. Unisce il passato con uno sguardo alla storia e, allo stesso tempo, guarda al futuro. Festeggiare i diciott’anni è come celebrare un rito di passaggio: molte culture hanno riti che segnano il passaggio dall’infanzia all’età adulta. I festival rappresentano un rito di passaggio e il MI AMI è sicuramente uno di questi».

I CCCP visti da Guido Harari. Il nome del MI AMI viene da una loro canzone.

MUSICA E CINEMA – «Musica e cinema? Mai stati così vicini probabilmente. Pensiamo ai David di Donatello dove hanno vinto Diodato e i Subsonica per miglior canzone e miglior compositore o Andrea Laszlo De Simone (sempre un gradito ospite del MI AMI) che in Francia ha vinto il Cesar per la colonna sonora per Il regno animale. C’è un legame fortissimo tra questi due mondi, e l’aspetto fondamentale di questo legame è la creazione dell’immaginario, che consiste nel modellare le percezioni delle persone attraverso immagini e musica. Questo processo è inevitabile e utilizza sempre gli stessi elementi in cui chiaramente l’ispirazione gioca un ruolo chiave: tutti i musicisti sono influenzati dai film che hanno visto e da alcune colonne sonore che li hanno particolarmente colpiti».

Thomas Mars e i Phoenix in attesa del MI AMI.

UN ESEMPIO – «Ecco, prendiamo ad esempio i Phoenix, che saranno tra gli ospiti di quest’edizione: le loro musiche richiamano momenti iconici nel cinema, come la scena della corsa in Marie Antoinette di Sofia Coppola (tra l’altro moglie del leader della band dal 2011, Thomas Mars, con cui ha due figli, nda). Questi momenti sono pietre miliari nella storia della musica e del cinema e volte il film diventa un cult soprattutto grazie alla musica. Penso anche alla colonna sonora de L’odio di Mathieu Kassovitz, che è diventata un simbolo degli anni Novanta con un pezzo come Sound of da Police di KRS-One remixato. La relazione tra cinema e musica è molto stretta, quasi inevitabile, e rappresenta una sorta di fratellanza. Anche Margherita Vicario, che ha solcato i palchi del nostro festival, con Gloria! ha dimostrato brillantemente come musica e cinema possano influenzarsi».

“Svegliami per il concerto”. Elio in Gloria! di Margherita Vicario.

GLORIA E GLI ALTRI – «Margherita Vicario si è messa in gioco dietro la macchina da presa. Colapesce e Dimartino lo hanno fatto davanti, con La primavera della mia vita: questi, come altri artisti, vogliono far parlare le storie attraverso le canzoni perché sono (e siamo) cresciuti guardando un’infinità di film e creando mondi immaginari nelle nostre teste. Per chi poi si appassiona alla musica, questa diventa una strada naturale, ma nessuno si limita a una passione. Molti artisti esplorano altri linguaggi, inclusi quelli visivi. Franco Battiato ha sperimentato con il video e poi la regia, dimostrando che una personalità può spingersi a esplorare nuovi territori. Mi sembra evidente che questa curiosità spinga molti a voler raccontare storie anche attraverso le immagini. Alcuni hanno i mezzi e il talento per farlo in modo professionale, altri si limitano a sperimentazioni amatoriali. La voglia di sperimentare è naturale per chi ha un lato artistico molto sviluppato».

Il segreto di Liberato
Una scena de Il segreto di Liberato di Francesco Lettieri.

IL SEGRETO DI LIBERATO – «A proposito di sperimentazioni, Il segreto di Liberato di Francesco Lettieri ne è un esempio. Ricordo quando ospitammo il suo primo concerto nel 2017 al MI AMI. È stato meraviglioso, soprattutto l’attesa. Il giorno del festival abbiamo chiuso un’area intera per il soundcheck, mantenendo tutto segreto. Dopo il live, l’esperienza è stata ancora più emozionante, quasi situazionista, per usare una parola che mi piace. La presenza di altri artisti sul palco ha reso tutto più speciale. Il fatto che il MI AMI sia stato un punto cruciale nella storia di Liberato ci riempie di orgoglio. Abbiamo costruito un immaginario di festival che ha reso possibile ospitare eventi di questo calibro. Se non fossimo stati all’altezza, Liberato non avrebbe scelto il MI AMI per il suo debutto. Questo è un segno di stima e valore che ci rende fieri. Siamo felicissimi del successo del progetto Liberato e del successo al botteghino del suo film».

Yann Tiersen riflette su quando andare al MI AMI.

IL SUONO DI YANN – «Oltre a quelle che ho già citato qui sopra, devo dire che per me sono fondamentali le musiche di Yann Tiersen: se penso a Il favoloso mondo di Amélie, penso a lui e senza di lui non sarebbe stato lo stesso film. Da quando esiste il MI AMI scrivo sempre gli editoriali di presentazione del festival ascoltando i pezzi del compositore francese. Ho un legame fortissimo con lui. Le colonne sonore che ha creato, sia per film di nicchia che popolari, hanno una forza incredibile. Sono facili da apprezzare e arrivano al cuore, senza essere banali o scadenti. Sono autentiche e questa autenticità è ciò che mi piace di più…».

  • PLAYLIST | Le playlist firmate da Hot Corn
  • VIDEO | Qui Bottura e Pastore parlano del MI AMI:

 

 

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