in

Mediterranean Fever | Maha Haj, la questione palestinese e il senso della vita

Dopo il premio per la sceneggiatura a Cannes, arriva ora al cinema. Ma perché vederlo?

Mediterranean Fever
Waleed (Amer Hlehel) e Jalal (Ashraf Farah), due uomini e due vite.

ROMA – Chi è Waleed? Waleed è uno scrittore palestinese che vive ad Haifa. Depresso e affetto da un profondo blocco creativo, vive le giornate in modo sempre uguale senza trovare alcuna gioia in nulla. Nemmeno nella sua famiglia. Questo accade però fino a quando a risvegliarlo dal torpore non arriva nel palazzo un nuovo vicino: Jalal. È con lui che, giorno dopo giorno, Waleed ritrova il gusto della vita, osservando da vicino la quotidianità dell’uomo fatta di espedienti e piccoli crimini. Da questo incontro parte lo snodo di Mediterranean Fever – Il mio vicino Jalal, seconda volta dietro la macchina da presa della regista palestinese Maha Haj che, sette anni dopo quel Personal Affairs in concorso a Cannes – dramma esistenziale complesso e sfaccettato – torna a raccontare di uomini e donne e della questione palestinese in modo originale, senza alcuno retorica, con uno sguardo lieve e un tocco profondo.

Mediterranean Fever di Maha Haj, al cinema dal 27 aprile grazie a Trent Film
Waleed e Jalal. Due uomini, due facce, due destini: Mediterranean Fever.

Il registro scelto? Un improbabile buddy movie al ritmo di thriller, un’insolita commedia dalle sfumature noir che diventa una miscellanea squilibrata di colori e sapori scenici a cavallo tra umorismo e dramma dentro cui la Haj – nata nel 1970 a Nazareth – scena dopo scena, svela un prezioso fil rouge tematico-narrativo. Ma attenzione perché i due film della regista sono tutt’altro che due film scollegati tra loro, anzi: «Personal Affairs parlava dell’identità dei palestinesi che vivevano in Israele, in Cisgiordania e in esilio. I personaggi soffrivano di frustrazione, prigionia e disperazione a causa della loro complessità, essendo palestinesi. La stessa frustrazione e prigionia da cui Waleed, come palestinese che vive ad Haifa, continua a soffrire. In Mediterranean Fever ho scelto di concentrarmi su una personalità ed esprimere la depressione di un individuo, in contrasto con quella di un’intera società…».

«In Mediterranean Fever ho scelto di concentrarmi su una personalità ed esprimere la depressione di un individuo, in contrasto con quella di un'intera società»
«Ho scelto di concentrarmi su una personalità ed esprimere la depressione di un individuo…»

E così dall’universale, ecco il personale, il mondo di Waleed in un Mediterranean Fever decisamente più nelle corde intime e personali della Haj: «Sono una regista che ha uno stato d’animo generalmente malinconico che si mescola ad un casuale senso dell’umorismo. Questo mi ha portato a scrivere una dramedy un po’ thriller su Waleed, un aspirante scrittore quarantenne che soffre di depressione cronica e con cui ho portato all’estremo le mie opinioni e i miei pensieri quotidiani». E sullo sfondo di una Palestina fatta di storia e sfumature, frizioni e conflitti ecco Waleed (Amer Hlehel) e Jalal (Ashraf Farah), tanto distanti nei percorsi di vita intrapresi, quanto vicini nelle affinità solitarie, in un rapporto che è scoperta e riscoperta, del valore e del senso della vita, ma anche della paura di vivere e dell’altro.

Il film di Maha Haj è stato premiato a Cannes69 nella categoria Un Certain Regard come Migliore Sceneggiatura
Il film è stato premiato a Cannes nella categoria Un Certain Regard per la sceneggiatura

Insomma, un film che è un autentico gioiello fatto di arguzia e irriverenza Mediterranean Fever, impareggiabile incrocio produttivo tra Palestina (Majdal Films, Metafora Productions), Germania (Pallas Film), Francia (Still Moving) e Cipro (Amp Filmworks). Talmente raffinato nel suo piglio di scrittura da aggiudicarsi il premio come miglior sceneggiatura a Un Certain Regard a Cannes l’anno scorso e abbastanza da convincere la Palestina a puntarci designandolo come il candidato palestinese nella categoria film internazionale per la corsa agli Oscar 2023. E nei nostri cinema? Ci arriva grazie ad una distribuzione attenta come Trent Film e l’impressione davanti a queste immagini è che se volete godere di un intrattenimento intelligente e che dà da pensare, sia la scelta giusta nel buio della sala.

  • OPINIONI | As Bestas, Sorogoyen e la natura umana
  • OPINIONI | Il frutto della tarda estate e il sapore della libertà
  • OPINIONI | Terra e polvere e il racconto dell’invisibile

Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

 

 

Lascia un Commento

2/Duo | L’amore secondo Nobuhiro Suwa e l’estrema solitudine di una coppia

Beau Ha Paura

Beau Ha Paura | L’odissea di Joaquin Phoenix, la madre di Ari Aster e il cinema