ROMA – Storie di sport, storie di coraggio, storie di vita e di umanità. Come quella (vera) di Jim White, dal carattere spigoloso ma dal cuore d’oro, un insegnante di football che, dall’Idaho, finisce a McFarland, in California, per insegnare in una scuola composta prevalentemente da latinoamericani. La sua vicenda, perfetta per essere traslata sul grande schermo, come spesso accade per i racconti che fanno della perseveranza il combustibile narrativo, è diventata nel 2015 un film, McFarland, USA, troppo poco citato – anzi, quasi dimenticato – e che ora invece vive una seconda vita e lo potete trovare in streaming su Disney+, TimVision e Prime Video, ovviamente.
A dire il vero, la pellicola sportiva, all’uscita fece parlare di sé soprattutto per la performance di Kevin Costner, finalmente tornato grande dopo qualche titolo sbagliato. Ma, la (re)visione di McFarland, USA è meritevole anche perché, dietro la macchina da presa, c’è Niki Caro, ovvero tra le registe di Hollywood più quotate degli ultimi anni (vedi alla voce Mulan) che già nel recente passato aveva diretto una bella storia vera, quella di Josey Aimes, in North Country con Charlize Theron.
Ma non distraiamoci: protagonista di questo film è il coach White che – insieme alla famiglia – cambia vita, dovendo affrontare la comunità ispanica della rurale McFarland. Qui, capisce che alcuni degli studenti sarebbero degli ottimi atleti. Così, sfidando l’ostracismo degli abitanti, comincia ad allenare i ragazzi, sviluppando in loro delle doti atletiche. Allora, dietro i più classici elementi da sport movie (canonici ma rassicuranti), McFarland, USA è anche una bella storia di inclusione e di piccola rivoluzione: smuovere i dogmi irremovibili di una piccola città per aprirla a nuove prospettive e nuove opportunità.
E lo sport – la corsa, in questo caso – diventa il veicolo perfetto per portare un messaggio diverso, propenso al cambiamento. L’orizzonte del lavoro nei campi (radicata ancora oggi in alcune parti degli USA, figuriamoci nel 1987, anno in cui si svolge il film) non deve essere l’unico possibile, bisogna coltivare anche i sogni impossibili, quelli che lontani dalla polvere e un po’ più vicini alla gloria.
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