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Massimiliano Mechelli: «Il mio suono per Lidia Poët, tra Budapest e Jóhann Jóhannsson…»

Il compositore della colonna sonora de La legge di Lidia Poët racconta il suo percorso a Hot Corn

Massimiliano Mechelli
Un doppio Massimiliano Mechelli per l'intervista con Hot Corn.

TORINO – Una delle (molte) cose belle contenute ne La legge di Lidia Poët, oltre all’eroina punk Matilda De Angelis, alla ricostruzione di Torino e alla barba del divertente fratello Pier Luigi Pasino, è senza dubbio il lavoro realizzato sulle musiche da Massimiliano Mechelli, giovane compositore che dopo essersi messo in mostra con l’ottimo score di A Classic Horror Story, con la serie Netflix ha dimostrato di avere suoni e idee. «Come sono arrivato a Lidia Poët?», spiega lui a Hot Corn. «La mia agente mi ha introdotto a Groenlandia, la casa di produzione, ed hanno trovato interessanti i miei lavori e la mia versatilità. Mi hanno chiamato per dei provini che ho superato e da lì ho iniziato a lavorare alle musiche a fianco dei due registi, Matteo Rovere e Letizia Lamartire». 

Massimiliano Mechelli a Budapest agli East Connection Studios

LA COLONNA SONORA – «L’idea alla base della colonna sonora? Creare qualcosa che esprimesse la modernità del personaggio, che fosse disegnata proprio per Lidia Poët. Così, ho intuito che le voci di donna potessero rappresentare la coralità dell’universo femminile, avendo in comune a quel tempo il bisogno di emanciparsi. Per dare modernità e forza non ho optato per un coro, ma per una voce singola ostinata e incalzante, come campionata. Per evidenziare il lato crime della serie, ho invece proposto a Matteo e Letizia uno strumento particolare ed estremamente cinematografico: l’handpan, una percussione intonata utilizzata anche per la meditazione, con cui ho cercato di enfatizzare l’alone di mistero che caratterizza i sei episodi».

La partitura de La legge di Lidia Poët.

LA REGISTRAZIONE – «Per registrare l’orchestra d’archi siamo andati a Budapest, agli East Connection Studios, proprio dove Carlos Rafael Rivera ha registrato la colonna sonora de La regina degli scacchi, mentre per le batterie, le voci, le chitarre e il mix ci siamo affidati allo storico studio Digital Records di Roma. Un’altra annotazione riguardo la scelta degli strumenti de La legge di Lidia Poët: ai personaggi maschili, da Jacopo Barberis al fratello Enrico, ho riservato tratti più ironici, rappresentati da chitarre, mandolini, percussioni e contrabbassi, esprimendo così anche la furbizia di Lidia nel condurli verso il proprio gioco..».

Massimiliano Mechelli in un altro momento delle registrazioni.

I RIFERIMENTI – «Penso che  la colonna sonora debba avere una sua unicità a livello di suoni, deve portare emotivamente lo spettatore all’interno del film in maniera totalizzante. Per questo i miei compositori di riferimento sono Jóhann Jóhannsson, Hans Zimmer e Trent Reznor. Con le loro colonne sonore basta chiudere gli occhi, sentire poche note per ritrovarsi davanti ad un Heptapod nella sua navicella spaziale, nel deserto di Dune. O, ancora, in un mondo di giovani cannibali affamati di carne umana ed emozioni. Il loro approccio a mio avviso è estremamente moderno, per questo lo condivido pienamente…».

Il compositore islandese Jóhann Jóhannsson, scomparso nel 2018.

LA FOLGORAZIONE – «Il mio inizio nella musica dal film? Durante il secondo anno di laurea a Londra in Guitar Performance, Popular Music ho iniziato a studiare composizione per film con Maurizio Malagnini. Seguendo le sue classi e potendo assistere alle registrazioni delle sue musiche negli Air Studios, mi sono reso conto che la musica per cinema potesse essere la massima espressione della mia creatività. Venendo da una famiglia con un’indole artistica ho frequentato spesso i cinema e le mostre, quindi ho imparato a dare una lettura alle immagini. Dopo la laurea ho ricevuto una borsa di studio per frequentare il Master in composizione per Film, TV e Videogiochi al Berklee College of Music, che mi ha cambiato la vita. Da lì è cominciato tutto…».

A CLASSIC HORROR STORY – «Lavorare su A Classic Horror Story è stata un’esperienza intensa ma molto stimolante. E’ stato il terzo film horror della mia carriera e ho potuto creare una colonna sonora sperimentale e moderna. I due registi, Strippoli e De Feo hanno dimostrato tutto il loro affetto verso la loro opera, creando uno scambio continuo di idee per esprimere in musica il mondo del loro film. La colonna sonora è formata da sound design ed elettronica, così da poter creare una palette di suoni unica per la pellicola. Creare nuovi suoni richiede un grande dispendio di energie ma contribuisce a dare unicità al prodotto…».

Suoni e riflessioni dietro al mixer.

IL DISCO – «La mia colonna sonora preferita? Devo dire Arrival di Jóhann Jóhannsson. Mi ricordo ancora di essere rimasto a bocca aperta e con le farfalle nello stomaco lungo tutti i titoli di coda del film, in una sala cinema di Valencia, durante il periodo in cui studiavo per il Master. Quella colonna sonora ha cambiato la mia visione di compositore, spingendomi verso una continua ricerca di suoni che possano creare nuove emozioni».

L’ITALIA – «Perché in Italia il mondo delle colonne sonore è sempre raccontato poco? Pur essendo tutti consapevoli che un buon film è dato dalle capacità di tutte le professionalità coinvolte – inclusa la musica – credo che oggi viviamo in un mondo basato principalmente sull’esposizione visiva. Mentre la musica è l’arte che arriva per prima all’animo, in maniera diretta plasmando l’immagine. Credo che in Italia si campi ancora troppo di rendita e penso che si debba avere il coraggio di sperimentare e investire sui giovani…».

  • SOUNDTRACK | La sezione dedicata alla musica da cinema
  • AUDIO | La pagina di Massimiliano Mechelli su Spotify

 

 

 

 

 

 

 

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