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Maha Haj: «Da Haifa a Cannes: il mio viaggio nella depressione con Mediterranean Fever»

La vita e la morte, la questione palestinese e il cast: la regista racconta il suo il secondo film

Maha Haj, da Nazareth a Cannes passando per Haifa.

ROMA – Da Nazareth a Cannes, da Haifa a New York passando per l’Italia: il viaggio di Maha Haj è lungo e tortuoso quanto bellissimo. Classe 1970, a Cannes nel 2016 con il formidabile Personal Affairs (al momento irreperibile in streaming, chissà perché), l’anno scorso ha vinto il premio per la miglior sceneggiatura a Un Certain Regard con Mediterranean Fever, che arriva ora al cinema anche nelle nostre sale. «Una commedia drammatica, una specie di thriller su un uomo che soffre di depressione cronica. Attraverso di lui ho portato all’estremo le mie opinioni e i miei pensieri».  E allora ecco Haifa, ecco Waleed e Jalal, la vita e la morte, la questione palestinese e il Mediterraneo davanti ad una commedia nera che rivela l’enorme talento di Maha Haj, figlia di attivisti comunisti, laureata in letteratura inglese e araba all’Università Ebraica di Gerusalemme e a inizio carriera a fianco di Elia Suleiman su Il tempo che ci rimane. Poi ha presoo la sua strada, e che strada. Ecco come racconta il suo film.

Mediterranean Fever
Mediterranean Fever, la depressione e il Mediterraneo secondo Maha Haj.

IL TITOLO – «La malattia che cito nel titolo del film, Mediterranean Fever, colpisce soprattutto le persone che vivono nell’area mediterranea, è una malattia legata proprio a tutta la zona. Ma il mio film parla anche di altre nostre malattie che abbiamo e con cui dobbiamo convivere: malattie politiche, sociali e psicologiche. Ho voluto dare una specificità a questo particolare luogo attraverso una specifica malattia. È come se fosse reale nel film, ma in verità sono altre le malattie che mi preoccupano, quelle che non vengono esaminate in un laboratorio medico, o quelle che rimangono non diagnosticate e non curate…».

Mediterranean Fever
Waleed e i suoi figli.

LA DEPRESSIONE – «Nel film vedete Waleed, il protagonista, depresso ma ancora reattivo, ecco perché la sua si chiama depressione funzionante. Waleed convive con la sua depressione, mentre cammina per strada, pulisce la casa, fa il padre ed è una persona normale in ogni aspetto della vita. La sua depressione lo avvolge, lo divora, ma vive la sua vita. Ed è anche un padre che ama i suoi figli e lo fa vedere. Perché una persona che soffre di depressione non è indifferente alla vita o incurante degli altri o insensibile, anzi, è il contrario: si preoccupa troppo di tutto, troppo è il mondo che ha dentro. Questo potrebbe anche spiegare il suo interesse – e la sua ossessione – per la politica…».

Waleed
La crisi di Waleed in un momento del film.

IL SET DI HAIFA – «Un terzo degli abitanti di Haifa è palestinese. Dall’occupazione del 1948, alcuni dei quartieri sono rimasti in rovina e alcune aree povere trascurate, come Wadi Saleeb, Wadi Nisnass, Halleesa, solo per citarne alcune. Ho girato lì, in quei quartieri per mostrare il lato palestinese della città. Mediterranean Fever è stato girato in autunno, per svelare ancora una volta l’aspetto triste e malinconico di Haifa, con i cieli nuvolosi e grigi, il mare scuro e in tempesta. Sono anche questi colori e questo umore che contribuiscono alla depressione e al tormento di Waleed. Conosco bene il personaggio di Waleed, avverto una certa affinità con lui. Ho sviluppato il mio lato oscuro attraverso una persona che mi è simile, ma tanto diversa…»

L’amicizia tra Waleed e Jalal.

IL CAST – «Il film è centrato sui personaggi, quindi la scelta del cast è stata fondamentale. È interessante però che i due attori siano stati scelti attraverso un processo completamente diverso: Amer Hlehel era Waleed nel momento esatto in cui ho iniziato a scrivere la sceneggiatura. Un giorno, ci siamo seduti in un bar e gli ho raccontato brevemente la storia e il personaggio. Con Jalal è stato diverso. Non avevo in mente nessun attore e abbiamo fatto molti provini, tutti buoni, ma senza trovare quello che volevo. Mancava qualcosa. Nel momento in cui Ashraf Farah è entrato nella stanza e ha letto la prima riga, ho visto Jalal, l’ho visto ed ero sicura. Non poteva che essere lui…».

  • OPINIONI | Perché dovreste vedere Mediterranean Fever
  • VIDEO | Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

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