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James Gandolfini, I Soprano e quel finale che cambiò per sempre la TV

Lo stacco sul nero, Tony Soprano e una lezione che dura ancora oggi. Ma perché?

James Gandolfini nel ruolo di Tony Soprano.

ROMA – Un ristorante. Un juke-box. Una cena in famiglia. E poi? Tony Soprano che sceglie Don’t Stop Believin’ dei Journey come fosse una sera come tante. Poi una campanella, uno sguardo verso la porta. Silenzio. Buio. Nessun colpo di pistola, nessuna risposta. Il 10 giugno 2007, HBO trasmetteva l’ultimo episodio de I Soprano, con uno stacco improvviso che ha fatto la storia della televisione e ha diviso (e scatenato) per sempre il pubblico. Geniale o frustrante? Ambiguo o perfetto? Una cosa è certa: dopo quella scena, la TV non è stata più la stessa.

Tony Soprano sceglie Don’t Stop Believin’ dal jukebox: tutto sembra tranquillo.

Ideata da David Chase e interpretata da un monumentale James Gandolfini, I Soprano ha riscritto le regole della narrazione seriale. È stata la prima serie a portare sul piccolo schermo una scrittura profondamente cinematografica, un protagonista complesso e disturbante, e una rappresentazione della mafia diversa dai codici classici del genere. Tony non è un eroe e non è neanche un mostro: è un uomo in crisi, che alterna violenza e vulnerabilità, senso di colpa e ricerca di controllo. Ma è stato proprio il finale a diventare leggenda. Una scena che ancora oggi viene studiata nelle scuole di cinema, analizzata in centinaia di articoli e discussa ovunque. Non tanto per ciò che mostra, ma per ciò che sceglie di non mostrare. Il buio improvviso diventa simbolo di precarietà, di morte, di ansia. O forse semplicemente un invito a smettere di cercare risposte. Come nella vita.

L’ultimo sguardo verso la porta: poi, il buio. Fine. Leggenda.

I Soprano ha aperto la strada a tutto ciò che è venuto dopo: Breaking Bad, Mad Men, The Wire, The Bear. Senza Tony Soprano non ci sarebbe stato Walter White. Senza quella scrittura brutale e poetica, la cosiddetta età dell’oro della televisione non sarebbe mai nata. E ancora oggi, a diciotto anni da quel finale, la serie rimane un punto fermo del nostro immaginario collettivo, capace di raccontare la famiglia, il potere, la malattia mentale, la società americana e l’identità italoamericana come nessun’altra prima di lei. Non era solo una serie. Era (ed è ancora oggi) una rivoluzione in sei stagioni. E quel buio finale? È una porta che si chiude. Ma anche un nuovo modo di vedere il mondo. Don’t stop believin’.

  • VIDEO | Guarda qui I Soprano – La storia vera in una clip:

 

 

 

 

 

 

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