ROMA – La storia del Frank e della Nina ce la racconta Gollum, solo che la deve scrivere sui muri perché lui non parla: è il custode di quelle parole che non gli escono dalla gola e che scrive sui palazzi, come se la città fosse un grande amplificatore. Il Frank ha smesso di esistere da un paio d’anni, ma per campare vende compiti fuori dalle scuole. Aspetta di avere diciott’anni per prendere il treno e andarsene via. Il Frank interpreta la realtà in modo così potente da convincerci tutti. Solo che poi incontra la Nina. La Nina è ambiziosa e concreta, ma ha dato retta agli adulti e si ritrova nei guai. E adesso la vita, come la vuole lei, è solo dentro alle immagini che scatta.

Ha una bambina, un marito e sedici anni, e ha capito che per essere libera deve studiare. Ingaggia il Frank perché la prepari all’esame di terza media. Solo che studiare nella sua situazione è roba pericolosa. E più studiano più si conoscono, e diventano quasi una famiglia, almeno finché la realtà non li acchiappa. Ma in fondo, come dice il Frank: «La realtà è un punto di vista» e allora forse la loro storia riusciranno a scriversela come gli pare. Questo e molto altro è La Storia del Frank e della Nina di Paola Randi. Con protagonisti Gabriele Monti, Ludovica Nasti e Samuele Teneggi, il film, presentato in anteprima nazionale all’81esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nella sezione parallela Orizzonti Extra, arriva al cinema dal 3 ottobre con Fandango.

Un film così descritto dalla regista, Paola Randi, nelle note di regia: «La storia del Frank e della Nina è un romanzo di formazione per sognatori che nasce dal desiderio di raccontare la mia città: Milano. Perché Milano è una città di sognatori. E i tre protagonisti sono quasi adulti, alla ricerca del loro posto nel mondo, della libertà, dell’affermazione della propria unicità, del loro modo di vivere la realtà e i legami, di un amore anarchico. Gli eroi di questa storia sono i ragazzi, i loro sogni e la città. Un narratore muto, una realista rivoluzionaria e un irriducibile sognatore dentro una Milano accarezzata dalla nebbia, lontana come un desiderio, romantica e complessa, nascosta e irresistibile, all’inseguimento del futuro. La storia del Frank e della Nina è la storia di tre ragazzi in lotta contro la realtà».

Perché è una realtà con cui non è sempre facile scendere a patti quella dei nostri protagonisti. C’è Gollum, il narratore muto di un eccezionale Monti che parla con la mimica e con gli occhi, sognatore dal cuore d’oro sempre pronto a fare la cosa giusta, spettatore dell’amicizia che ci mette (molto) poco a diventare amore del Frank e della Nina, il cui voice-over costante di pensieri vivaci tiene le fila del racconto tra suggestioni e intuizioni e che l’unica parola che riesce a dire è un rabbioso e primordiale Vaffa****o. Uno di quelli che fanno tremare pure le pareti quando lo urli e che a volte finisce con l’essere l’unica cosa che ti resta da dire (e da fare). Poi c’è la Nina di una Nasti di pura energia vitale incastrata in una situazione da film dell’orrore ma che, nonostante tutto, ha grinta per quattro.

D’altronde, se c’è di mezzo un domani migliore per te per tua figlia c’è poco da stare a pensare. E poi c’è il Frank di un formidabile Teneggi con la sua armatura: chioma bionda, occhiali neri, maglione a strisce e cappottone. La fama lo precede, una lista interminabile di aneddoti e di eventi più o meno verosimili lo rende una leggenda vivente che vive nella leggenda. E smette di esistere il Frank. Diventa trasparente. Parte stessa della mitologia di una Milano inedita, giocosa e disillusa ma che non smette di sperare, fredda e calda allo stesso tempo nelle immagini costruite dalla Randi dove colori e bianco-e-nero si compenetrano in soluzioni ricercate e poetiche. Dietro quella facciata vive un ragazzo già uomo dal passato misterioso di cui scorgiamo schegge impazzite di dolore dall’umanità dei suoi occhi, ma dal presente che parla di coraggio e amore.

Pur di veder coronare il sogno condiviso con la Nina farebbe – e fa – di tutto il Frank, perché in fondo siamo noi a costruirci la (nostra) storia. La Storia del Frank e della Nina, una fiaba urbana percorsa di tubi di rame, nebbia e sarde, sul coraggio e il potere dei sogni, sui percorsi e sulle scelte della vita, ma soprattutto sull’amore a prima vista e sulla libertà che desideriamo tutti poter avere. Un instant-cult a cui vogliamo già bene a cui basta davvero poco per entrare nel cuore e in testa. E se poi, come un fulmine a ciel sereno, piazzi quella If You Want to Sing Out (Sing Out) di Cat Stevens diventata iconica con Harold e Maude di Hal Ashby in una delle scene più forti del film, ce l’hai fatta in partenza.
- INTERVISTE | Samuele Teneggi racconta il film
- VIDEO | Qui per il trailer di La Storia del Frank e della Nina:
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