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La Rete degli Spettatori e «I nostri primi dieci anni all’insegna del cinema di qualità»

L’intervista a Valerio Jalongo, fondatore della Rete e selezionatore della rassegna a Tutto Schermo

Rete degli Spettatori

ROMA – Dieci anni. Dieci anni all’insegna del cinema di qualità, da esportare e raccontare in quelle sale di provincia da valorizzare e preservare. Dal 2011 infatti la Rete degli Spettatori testualmente ha “L’obiettivo di valorizzare i nostri migliori autori e le loro opere attraverso la promozione, il supporto e la creazione di nuovi canali e nuove modalità distributive, coniugandoli con il sostegno alle sale e con attività di introduzione al linguaggio e alla conoscenza del cinema nelle scuole”. Una missione nobile, fondamentale, nevralgica per la sopravvivenza culturale del paese. E così, dopo la marcata incertezza del 2020, in questo 2021 la Rete torna forte con la programmazione di A Tutto Schermo, iniziativa che quest’anno si focalizza sull’importanza del documentario e sull’importanza del ritorno in sala. A proposito della rassegna e dei dieci anni della Rete degli Spettatori, abbiamo intervistato Valerio Jalongo, tra i selezionatori del programma nonché membro fondatore.

Radiograph of a Family, nella rassegna a Tutto Schermo di Rete degli Spettatori
Radiograph of a Family, nella rassegna a Tutto Schermo di Rete degli Spettatori

“La pandemia ha reso tutto più precario”, ci dice Jalongo, “Ma se mi guardo indietro c’è la soddisfazione di aver contribuito a diffondere la produzione e gli autori indipendenti, facendo sentire le loro voci. In questi dieci anni abbiamo portato in giro autori e registi, garantendo visibilità a film che, altrimenti, non sarebbero usciti”. Una distribuzione, aggiungiamo noi, spesso miope davanti la necessità di offrire alla platea la più ampia varietà di scelta, schiacciata dalle regole di mercato che in sala vogliono solo le grandi produzioni. “In questi dieci anni abbiamo lavorato sull’idea che il mercato non risolve tutti i problemi, e che c’è quindi bisogno di un intervento di società no-profit come la nostra”, prosegue Jalongo, tra l’altro impegnato nel tour che accompagna l’uscita del suo ultimo (meraviglioso) film, L’Acqua, l’insegna la sete. “In tante zone ci sono esclusivamente multiplex, che programmano solo titoli mainstream. Questo crea un pubblico monocorde, ristringendo la potenza del cinema”.

Io Resto, di Michele Aiello, altro documentario in programma
Io Resto, di Michele Aiello, altro documentario in programma

A far parte dei titoli di A tutto Schermo ci sono quattro documentari italiani e quattro stranieri: Io resto di Michele Aiello, Gelsomina Verde di Massimiliano Pacifico, L’occhio di vetro di Duccio Chiarini, Man kind Man di Iacopo Patierno, Radiograph of a family di Firouzeh Khosrovani, The other side of the river di Antonia Kilian, Citizen Nobel di Stéphane Goël, Le Regard de Charles di Marc Di Domenico. Ma come sono stati scelti? “Nella giuria ci sono giornalisti che hanno accesso a festival e proiezioni, come Paola Casella, Emanuele Rauco, oltre a Fabrizio Grosoli e Lorenzo Dionisi. Per la prima volta ci sono titoli stranieri, era giusto aprici ad una dimensione europea. Una selezione solo italiana non sarebbe stata al passo con i tempi”, prosegue Jalongo, “L’internazionalità è un discorso urgente. E poi il documentario è un genere meno battuto, che si sottrae a certe regole e può essere una risposta alla crisi contemporanea. Quale titolo preferisco tra quelli scelti? Sono tutti interessanti, ma ne dico due: Io Resto di Michele Aiello e Radiograph of a Family di Firouzeh Khosrovani”.

rete degli spettatori
Citizen Nobel di Stéphane Goël

Dieci anni di Rete degli Spettatori arrivati nell’anno della possibile ripartenza del settore. Così, mentre gli incassi continuano ad essere altalenanti, sembra che il cinema possa comunque sopravvivere alla scombussolata situazione che ha portato lo streaming. Ecco come spiega il concetto Jalongo: “Portando in sala il mio ultimo film ho visto in sala più giovani che anziani. Forse le nuove generazioni vogliono riavvicinarsi al grande schermo, com’è successo con i vinili. In fondo non è la stessa cosa vedere un film a casa o un film in sala piena. Chissà, c’è un barlume di rinascita. Certo è che Netflix non puoi spodestarlo, ma nonostante questo credo ci sia una riscoperta della sala cinematografica. Perché il cinema è anche valenza popolare, e se chiude una sala muore la città”.

Qui il traile della X Edizione della rassegna a Tutto Schermo:

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