in

La Belva | Un grande Fabrizio Gifuni e il coraggio di un cinema diverso

Ludovico Di Martino dirige un action metropolitano che intrattiene e sperimenta. Lo trovate su Netflix

Fabrizio Gifuni nel banner de La Belva
Fabrizio Gifuni nel banner de La Belva

ROMA – La Belva di Ludovico Di Martino, senza Leonida Riva – un protagonista scritto alla perfezione – non sarebbe stato lo stesso film. È lui, più di tutto, che catalizza l’attenzione: ex Capitano nelle Forze Speciali e con addosso i residui traumatizzanti di una guerra sporca, provando a somatizzarli trangugiando pillole e solitudine. Riva ha tagliato i ponti, un po’ con sé stesso un po’ con la sua famiglia, che non riesce a vederlo né come un padre né come un marito. Però, quando viene rapita sua figlia, Riva riallaccia i legami con la parte più oscura di sé, catapultando gli spettatori e il film intero in una dimensione (davvero) nuova, rifacendosi a quell’immaginario da action-thriller-revenge d’oltre oceano.

Fabrizio Gifuni è Leonida Riva. Foto di Angelo Turetta
Fabrizio Gifuni è Leonida Riva. Foto di Angelo Turetta

E il merito, essenzialmente, va a Di Martino, che dimostra la conoscenza di certe atmosfere e di certi colori (una bravura già apprezzata in quel gioiello teen che è Skam Italia) e va alla produzione di Matteo Rovere, sempre più determinato ad azzerare quel confine tra il provare e il fare. Perché oggi, in Italia, c’è bisogno di mettere in disordine il cassetto dei generi, rischiando con film come La Belva: imperfetto, istintivo eppure in grado di intrattenere (e a tratti addirittura emozionare) consapevolmente. Capitolo a parte, poi, il suo attore protagonista: Fabrizio Gifuni, qui, mette al centro del personaggio la sua intelligenza interpretativa che, per distacco, lo rende tra i migliori attori italiani.

Gifuni e Ludovico Di Martino sul set. Foto di Elio Di Pace
Gifuni e Ludovico Di Martino sul set. Foto di Elio Di Pace

Infatti, è come se portasse sulle spalle i tormenti e i lividi di questo Leonida Riva, tanto arrabbiato con il mondo da spaccarlo in due. Come scritto, entriamo subito in empatia con lui, comprendiamo la sua oscurità e lo accompagniamo in questo viaggio ai confini di una città che, geograficamente, non esiste, ma che prende spunto da quegli archetipi noir da fumetto d’autore. Va da se, quindi, che La Belva riprende per stile, temi e concezione opere come Taken o Io vi Troverò, come Fuori Controllo e perfino come lo straordinario A Beautiful Day – You Were Never Really Here con Joaquin Phoenix, da cui Gifuni attinge per il look, per le angosce e per il senso di “giustizia”.

La Belva. Foto di Angelo Turetta
La Belva. Foto di Angelo Turetta

Il resto, lo accompagna l’ottima soundtrack originale di Andrea Manusso e di Matteo Nesi, mixata all’azione intermittente che, tra estetica ed emotività, arricchisce e diversifica il racconto, esaltando la scrittura, i personaggi e la retorica dell’espolsiva catarsi finale. Ed esaltando anche la voglia di andare oltre i confini di un cinema comodo e pre-impostato. Per l’appunto, La Belva di Ludovico Di Martino, proprio come Leonida Riva, sfida le regole e corre veloce, insegue i cattivi ed enfatizza quella sperimentazione assolutamente vitale che dovrebbe essere la regola ferrea del cinema contemporaneo e, in particolar modo, di quello italiano.

La Belva, qui potete vedere l’intervista al regista Ludovido Di Martino:

Lascia un Commento

Letizia Battaglia. Shooting the Mafia

VIDEO | Letizia Battaglia – Shooting The Mafia: una clip esclusiva

black week

BLACK WEEK | Da Hotel Artemis a Bad Moms: su CHILI tutti i film a un prezzo speciale