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L’Immensità | Il viaggio di Emanuele Crialese, tra Penélope Cruz e Raffaella Carrà

Le canzoni, la società, la famiglia e una storia autobiografica. Che affascina e colpisce

Luana Giuliani e Penélope Cruz ne L'Immensità
Luana Giuliani e Penélope Cruz ne L'Immensità

ROMA – A undici anni dalle storie mediterranee di Terraferma, Emanuele Crialese si (ri)tuffa in un’opera che riallaccia i legami con il passato, rivolgendo lo sguardo ad un cinema che guarda i prospetti in modo verticale, come si guarda il cielo azzurro nelle giornate d’estate, cercando risposte che non arriveranno mai. Una storia di passati e di futuri, un po’ perché ci troviamo nella Roma degli Anni Settanta, un po’ perché le inflessioni famigliari ricordano Respiro, film del 2002 con cui Crialese si affermò nel panorama europeo. I legami con quel film sono forti (a cominciare dalle sfumature della protagonista), ma sono anche forti i legami con la memoria, mutevole protagonista de L’Immensità, che per il titolo prende in prestito l’omonimo brano di Don Backy e Johnny Dorelli, e poi rivisto nella splendida versione di Mina.

Penélope Cruz in L'Immensità
Penélope Cruz in L’Immensità. Foto credit: Angelo Turetta

Presentato a Venezia, quello di Crialese potrebbe essere considerato un romanzo di formazione (autobiografico), ma il riflesso narrativo non si sofferma solo sulla storia personale di una ragazzina che si sente maschio, bensì finisce per inserirsi in un discorso più ampio, e dall’ampia prospettiva. Mentre l’urbanizzazione romana si innalzava tra palazzi e palazzoni, modificando l’orizzonte, e Celentano e Raffella Carrà cantavano Prisencolinensinainciusol, l’arcaica famiglia italiana stava provando a liberarsi dai retaggi del patriarcato. Le abitudini e le tradizioni stavano finalmente subendo una primissima scheggiatura, e di conseguenza anche la concezione di genere stava piano piano acquisendo una nuova consapevolezza.

Luana Giuliani, Patrizio Francioni e Maria Chiara Goretti ne L'Immensità
Luana Giuliani, Patrizio Francioni e Maria Chiara Goretti ne L’Immensità. 

Così, come per gli altri lavori di Crialese, anche L’Immensità finisce per essere un film sulla famiglia, inserita in un contesto ben definito: tre figli e la relazione con la loro rumorosa e meravigliosa mamma (Penélope Cruz), facendo poi silenzio quando torna a casa quel padre (Vincenzo Amato, al quarto film con Crialese) che, sotto la giacca e la cravatta, nasconde una profonda grettezza morale e umana. Tre figli bellissimi, ma è su Adriana (Luana Giuliani) che la storia si sofferma. È la più grande, ha 12 anni, crede di venire da un pianeta lontano. Cerca un segno dal cielo che non arriva, e intanto si chiede perché è nata in un corpo da femmina quando lei si sente invece un maschio. Il rapporto con quello che dovrebbe essere suo padre è ridotto al minimo (anzi, non esiste), ed è in sua mamma Clara che trova costantemente un rifugio, una novità e una certezza.

Sul set del film. 

La sua ricerca di un’identità sacrosanta, dunque, finisce via via per sfilacciare i rimasugli di un matrimonio ormai finito, portando un drammatico trambusto negli astratti confini famigliari. L’Immensità, dunque, è interamente costruito sulla sensibilità prorompente di una sempre grande Penélope Cruz, in grado di stabilire una marcata connessione – come dimostra la bella scena iniziale dove cantano Rumore della Carrà – con i tre bambini esordienti (oltre Luana Giuliani, ci sono anche Patrizio Francioni e Maria Chiara Goretti), nonché dettando gli umori di un film in cui il fattore drammatico si sovrappone alla dolcezza e all’immaginazione (anche visiva), e sposta di netto i toni dramedy che, chissà, avrebbero reso giustizia ad un racconto che fa della verità e della spontaneità emozionale i due fili conduttori.

Una scena de L'Immensità
Un’altra scena de L’Immensità. 

Dunque, una domanda: perché arrovellarsi sul fatto(re) drammatico e non cercare l’immediatezza e la semplicità intellettuale? Del resto, il racconto de L’Immensità (scritto da Crialese insieme a Francesca Manieri e Vittorio Moroni), se si estrapola il fondamentale e folgorante valore personale dell’autore, si sarebbe prestato a tonalità più lievi, anche perché quelle presenti nel film (accompagnato dall’ottima colonna sonora di Rauelsson) sono appunto quelle maggiormente riuscite, o meglio quelle che danno il giusto respiro ad una storia dai riverberi lontani ma ancora dolentemente attuali. La menzione speciale va all’onirica sequenza in bianco e nero, dove Penélope Cruz diventa una folgorante Raffaella Carrà, cantando proprio Prisencolinensinainciusol in coppia con Luana Giuliani. Memorabile.

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Qui il trailer de L’Immensità:

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