ROMA – Cluj, Transilvania. Dopo essere stato cacciato dal suo rifugio nella cantina di una casa, un senzatetto si suicida. Orsolya (Eszter Tompa), l’ufficiale giudiziario che ha eseguito lo sfratto, è spinta a fare vari tentativi per affrontare i suoi sensi di colpa. Utilizzando un mix di dramma e commedia Radu Jude indaga in Kontinental ’25 argomenti dei più vari come la crisi immobiliare, l’economia post-socialista, il nazionalismo e il potere del linguaggio di mantenere lo status sociale, qui sezionati con un bisturi affilato e assurdo in una narrazione cinematografica che funge in parte da omaggio a Europa ’51 di Roberto Rossellini (non da ultimo nella modestia dei mezzi di questa produzione indipendente a basso budget). Ma mentre nel film di Rossellini la crisi di coscienza di una donna porta ad attività significative, qui la protagonista che affronta il dilemma non riesce a trovare nessuno che la capisca e diventa sempre più disperata nel bisogno di rassicurazioni e convalide esterne, in un modo che sarebbe facile da condannare se il relativismo morale di Orsolya non fosse un riflesso così spiacevolmente accurato di un malessere moderno da cui pochi di noi sono completamente immuni. In anteprima mondiale alla Berlinale 75 dove è stato insignito dell’Orso d’Argento per la miglior sceneggiatura, ecco Kontinental ’25. Prossimamente al cinema con Luxbox.
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