ROMA – Una cosa è certa: senza di lui la cultura afroamericana non sarebbe stata la stessa. John Singleton, colpito da un ictus che lo ha costretto ad un coma irreversibile, è morto a 51 anni, dopo la difficile decisione dei famigliari di staccare la spina. Cineasta fondamentale per la black culture, Singleton si è sempre diviso tra opere più autoriali e pellicole di intrattenimento, stabilendo in entrambi i casi nuovi record. Nel 1991 con Boyz n the Hood fu candidato all’Oscar per la regia a soli 23 anni, primo afroamericano nella storia, nonché il primo con 2 Fast 2 Furious, a raggiungere un incasso di 100 milioni di dollari negli Stati Uniti. Un uomo a cui molti artisti devono tanto e che lo hanno voluto celebrare sui social.
REGINA KING – Una foto dell’attrice con John Singleton da giovani, un messaggio della King che rappresenta cosa ha significato un cineasta come lui: «Rest in Power, mio amico. Uno dei più grandi ad averlo fatto. Grazie Dio per averci benedetto con un regalo meglio conosciuto come John Singleton. Ho difficoltà a trovare le parole per condividere cosa significavi per me. Ti vorremo sempre bene John! Il tuo spirito brillerà per sempre».
CHRIS ROCK – Per salutare il regista, il comico ricorda di quando, prima del successo, Singleton aveva chiara la visione del suo cinema e di quella che sarebbe stata la sua carriera: «Lo incontrai prima di Boyz n The Hood. Aveva più voglia di chiunque avessi mai incontrato. Nel 1988 mi disse tutto quello che avrebbe fatto nella sua carriera, inclusa la nomination agli Oscar e ogni film successivo, e fu tutto come lui aveva predetto. È triste perché era un grande uomo e aveva ancora alcune cose da fare sulla sua lista».
SPIKE LEE – Un altro racconto che delinea la determinazione e la passione che hanno da sempre accompagnato la strada dell’uomo. È Spike Lee ad offrircelo, ricordando i tempi della scuola di cinema e di cosa ha significato vederlo candidato all’Oscar: «Mi mancherai per sempre fratello John Singleton. Ci siamo conosciuti quando era uno studente di cinema alla USC. Per molti anni la gente mi diceva “Diventerò un filmmaker”, quando me lo disse John per la prima volta gli credetti. Non ero sorpreso, con la sua passione, il suo cuore, il modo in cui parlava di cinema e della cultura black. Ho visto John farcela. Facevamo il tifo l’uno per l’altro in un’industria dove non ci era permesso vincere. I film di John rimarranno per sempre».
JANET JACKSON – «Mi hai dato il primo ruolo, la mia prima nomination agli Oscar e molto altro». Così comincia il post di Janet Jackson, che debuttò al cinema nel 1993 diretta da Singleton in Poetic Justice, seconda pellicola del regista, in cui la cantante veniva corteggiata da Tupac, con cui faceva un viaggio da Los Angeles fino a Oakland. «Grazie per tutto quello che hai dato al mondo attraverso il tuo lavoro e per tutto quello che hai fatto per la black culture, le donne e i giovani filmmaker».
HALLE BERRY – Anche un’altra apripista come Halle Berry, prima donna di colore a vincere l’Oscar come miglior attrice protagonista, ne riconosce l’importanza e la ribadisce sul suo profilo: «Il mio cuore è spezzato. John era un innovatore. È arrivato con una spinta tale e una chiara visione creativa in un tempo in cui alle persone di colore non era permesso avere la visibilità che hanno oggi. Rimarrà un faro nella nostra comunità, e oggi celebriamo l’incredibile eredità che ci ha lasciato e il contributo culturale che ha creato. Stai bene amico mio, abbiamo perso uno dei bravi ragazzi».
SHONDA RHIMES – Un ricordo commovente quello che Shonda offre a proposito di Singleton, più come persona che come artista: «C’era un periodo in cui combattevo con i conti da pagare per la scuola di cinema e in cui non ero sicura che questa città fosse per me. E un giorno, non molto dopo l’esplosione sulla scena di Boyz n The Hood, il mio telefono suona. Era John Singleton. John non mi conosceva. Ma qualcuno alla USC gli aveva detto che avevo talento e mi chiamò per offrirmi qualche parola di incoraggiamento. Mi disse di continuare a scrivere. Non lo dimenticherò mai».
SAMUEL L. JACKSON – Protagonista del suo Shaft nel 2000, terzo sequel della serie sul detective John Shaft iniziata nel 1971 da Gordon Parks, Samuel L. Jackson saluta e ringrazia Singleton per aver dato modo a tanti giovani registi di emergere. Un collaboratore e un vero amico, andatosene troppo presto.
JORDAN PEELE & BARRY JENKINS E a soffrire e pregare per la morte di Singleton non potevano mancare due delle nuove leve della cinematografia afroamericana come Jordan Peele e Barry Jenkins che proprio grazie a precedessori come il regista hanno la possibilità oggi di far sentire ancora di più la propria voce. Scrive Peele su Twitter: «John era un artista coraggioso e una vera ispirazione. La sua visione ha cambiato tutto» e, continua Jenkins: «Brutale. Non cosa voglio dire adesso, ma certamente cosa sento in questo momento».
I was discovered by a master filmmaker by the name of John Singleton. He not only made me a movie star but made me a filmmaker. There are no words to express how sad I am to lose my brother, friend & mentor. He loved bring the black experience to the world. ..Us at Cannes ‘90 pic.twitter.com/CaRKjZtjgB
— Ice Cube (@icecube) April 29, 2019
ICE CUBE Ice Cube è stata una figura importante nella carriera di Singleton. È stato, infatti, il protagonista dell’esordio Boyz n The Hood, che cambiò la vita del rapper, come racconta nel ricordo al suo amico su Instagram con una loro foto scattata a Cannes nel 1990: «Sono stato scoperto da un maestro di nome John Singleton. Non solo mi ha fatto essere la star del suo film, ma mi ha reso un filmmaker. Non ci sono parole per esprimere quanto mi senta triste ad aver perso mio fratello, il mio amico e mentore».
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