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Ma indipendente per davvero | L’importanza di riscoprire John Cassavetes

Attore, regista, pioniere, leggenda, ribelle: cosa rimane oggi dell’autore americano?

John Cassavetes
Un ritratto di John Cassavetes, scomparso nel

MILANO – Attore, regista, pioniere, leggenda, icona del cinema indipendente: Volti – Il cinema di John Cassavetes era il titolo di una retrospettiva a lui dedicata tempo fa a Roma, dedicata a uno dei nomi più emblematici della storia del cinema, purtroppo spesso dimenticato. L’obiettivo? Ripercorrere la carriera di Cassavetes, la sua coerenza poetica, e farlo attraverso i titoli, proiettati tutti rigorosamente in pellicola da 35mm, grazie a restauri e copie concesse dall’UCLA Film and Television Archives. Dai più famosi ai meno conosciuti, il pubblico avrà la possibilità di scoprire (o rivedere, o riscoprire) opere come Ombre, Volti, Blues di mezzanotte, Gli esclusi, Mariti, Minnie e Moskowitz, Una moglie e ancora Gloria, Il grande imbroglio e La sera della prima.

John Cassavetes
Un’immagine de Gli esclusi

Alcuni, come L’assassinio di un allibratore cinese (lo trovate qui su The Film Club), presentati per la prima volta nella versione integrale, inedita in Italia, con l’aggiunta de Gli intoccabili, film del 1969 di Giuliano Montaldo con Cassavetes attore a fianco del compare Peter Falk, opera che tra l’altro potete riscoprire comodamente in streaming (qui). Ma oggi? Cosa rimane del cinema di JC? I film dell’autore americano oggi sono senza dubbio la testimonianza del sentimento di un uomo che fece del cinema la sua vita. In una continua ricerca del pensiero come utopia, del sogno cinematografico come verità, delle immagini nella macchina da presa e dell’autenticità degli attori, più di tutti è riuscito a rappresentare la realtà, accompagnandola per mano all’andatura dei film, distruggendo ogni filtro che potesse essere d’intralcio.

John Cassavetes
Ben Gazzarra protagonista di L’assassinio di un allibratore cinese

Una messa in scena dove tutto, da un semplice respiro fino ai muri delle case, è vero. Nella sua magistrale opera di narrazione, ha creato costantemente nuove forme, nuove strutture, nuove strategie comunicative, in un dialogo continuo che parla agli spettatori di tutti i tempi. Una profonda umanità si mostra nei suoi film, nel tentativo di soverchiare etichette e categorie che separano le persone per mostrarle nella loro unità. L’incredibile maestria di John Cassavetes come operatore della cinepresa esprime una potenza unica, capace di lasciare a bocca aperta anche con la più semplice delle inquadrature.

John Cassavetes
Gena Rowlands e Peter Falk in una scena di Una moglie

«Cassavetes ha spazzato via il vecchio vocabolario cinematografico», ha ricordato Martin Scorsese, spiegando come il regista gli fece capire che anche lui poteva sedersi dietro la macchina da presa. Cassavetes, quel volto a cui non s’addiceva l’ideale di vita borghese ma che apparteneva molto più alla Beat Generation e che morì prima dei grandi eventi che sconvolsero la fine del secolo. Un caso unico, regista sorprendente e innovativo, il cui ricordo non rischierà mai di essere perso nel tempo. Una delle grandi figure che hanno plasmato, plasmano e plasmeranno sentimenti e interpretazioni di un’umanità sempre diversa ma, in fondo, sempre uguale.

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