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January | Kãrlis Arnolds Avots, Viesturs Kairišs e i sogni di cinema in tempo di guerra

Tre giovani cineasti, Bergman, Jarmusch, l’indipendenza della Lettonia. Al cinema con Minerva Pictures

Kãrlis Arnolds Avots al centro della scena di January, un film di Viesturs Kairišs, al cinema con Minerva Pictures
Kãrlis Arnolds Avots al centro della scena di January, un film di Viesturs Kairišs, al cinema con Minerva Pictures

ROMA – Gennaio 1991. Tre aspiranti filmmaker, Jazis (Kãrlis Arnolds Avots), Anna (Alise Danovska) e Zeps (Sandis Runge), si trovano di fronte all’invasione dei carri armati sovietici che vogliono reprimere l’indipendenza della Lettonia. Trascinati nelle proteste pacifiche della loro gente contro il tentativo di presa del potere da parte dell’esercito sovietico nel suo paese, la loro vita viene gettata nel caos. Parte da qui January, un film di Viesturs Kairišs vincitore dei premi per il Miglior film, Miglior attore e Miglior regia alla Festa del Cinema di Roma 2022 e del Miglior film internazionale al Tribeca 2022 – oltre che candidato lettone agli Oscar 2023 come Miglior film internazionale – e ora al cinema in alcune sale selezionate come il Modernissimo a Bologna e la Casa del Cinema a Roma con Minerva Pictures.

January, un film di Viesturs Kairišs, al cinema con Minerva Pictures
January, un film di Viesturs Kairišs, al cinema con Minerva Pictures e dall’1 aprile in esclusiva su Rarovideo Channel

Un’opera imponente, January – in esclusiva dall’1 aprile su Rarovideo Channel che trovate sia su Prime Video che su The Film Club –, ritratto senza filtri di quegli anni infuocati di sconvolgimenti politici oltre che umani. Erano gli anni della cosiddetta Rivoluzione Cantata e delle dichiarazioni di indipendenza delle nazioni baltiche culminata, il 23 agosto 1989 (proprio in occasione del cinquantennale del Patto Molotov-Ribbentrop), in una dimostrazione di unità pacifica e civile: la Via Baltica. Una catena umana di persone non russe lunga 600 km, da Tallinn a Vilnius passando per Riga. In Lettonia, infine, dopo la caduta del Muro di Berlino, il 4 maggio 1990, venne varata la Dichiarazione di Indipendenza con cui il primo governo lettone liberamente eletto dagli anni Trenta (prima dell’Occupazione Sovietica) chiedeva la restaurazione della piena e sovrana indipendenza dall’Unione Sovietica facendo riferimento alla Costituzione Lettone del 1922.

Il film racconta gli anni infuocati della Rivoluzione Cantata in Lettonia
Il film racconta gli anni infuocati della Rivoluzione Cantata in Lettonia

Dopo un breve periodo di transizione, il 6 settembre 1991, l’indipendenza fu riconosciuta dalla stessa ex-URSS, ormai solo Russia. In questo contesto storico-sociale si inserisce January, non soltanto rievocando lo spirito, il senso di sacrificio e l’animo combattivo dei rivoluzionari in un concatenamento di immagini pure, vivide, senza filtri, da reporter di guerra camera a mano, sul campo, ma anche riportando in vita attraverso la magia del cinema quel Juris Podniekis regista lettone militante ed eroico – autore del documentario Is It Easy to Be Young? del 1986 sui sogni di libertà dei giovani sovietici – restituito in scena da Kairišs in un ritratto duro ma sincero e ispirativo che è celebrazione affettuosa di un mito e di un eroe personale.

Kãrlis Arnolds Avots in un momento di January
Kãrlis Arnolds Avots in un momento di January

E poi ci sono le storie di Jazis, Anna e Zeps – e con loro di un’intera generazione di giovani artisti e cineasti – che scorrono davanti agli occhi dello spettatore tra sogni e aspirazioni. «Io voglio girare un film. O un film, o la morte» recita una delle linee dialogiche più incisive di January. Giovani avidi di vita, di libertà e di conoscere, esplorare e raccontare e catturare il mondo attraverso la propria Super8 tenuta in borsa e impugnata all’occorrenza come fosse un’arma da fuoco. E invece costretti alla resistenza (non) violenta per il proprio paese nelle lunghe notti militanti, dove la ricerca di poesia in ogni angolo del mondo finisce con lo scontrarsi con il dolore acre di morte, sangue e polvere da sparo.

Una scena del film
Una scena del film

Un’opera ispirata, infarcita di cinema tra la lontana suggestione narrativa de Il Cinematore di Krzysztof Kieślowski del 1979 – e con essa l’eterno conflitto tra ideali artistici e realizzazioni pratiche – e gli omaggi in formato d’immagine, e quindi espliciti e grafici, al cinema come strumento di evasione dalla realtà tra Come in uno specchio di Ingmar Bergman del 1961 e Stranger Than Paradise di Jim Jarmusch del 1984. Scelte tutt’altro che casuali quelle operate da Kairišs perché note di colore indicative nei valori promossi al loro interno della stratificata anima filmica di January.

Kãrlis Arnolds Avots e Alise Danovska in una scena del film
Kãrlis Arnolds Avots e Alise Danovska in una scena del film

Da una parte il silenzio di Dio dinanzi alla malvagità degli uomini, dall’altra l’illusione giovanile di libertà raccontata in un viaggio on-the-road puro di ricerca identitaria e di avventura. Nel mezzo la guerra – ogni guerra, di ieri come di oggi – come agente di caos disgregante. Il grande livellatore universale che ribalta la percezione dell’uomo ricordandoci, ancora una volta, la differenza tra giusto e sbagliato, bene e male. January, un piccolo-ma-grande film, destinato a scavare fino a trovare posto nel cuore e nell’animo degli spettatori.

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