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Isabella Mari: «L’incontro con Marina Rippa, Si Dice Di Me, il teatro e la sorellanza»

Ventiquattro donne che attraverso il teatro hanno saputo elaborare il proprio vissuto

Isabella Mari e Si Dice di Me: In anteprima alla Festa del Cinema di Roma
Isabella Mari e Si Dice di Me: In anteprima alla Festa del Cinema di Roma

MILANO – In anteprima alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Freestyle, Si dice di me porta sul grande schermo le ventiquattro donne – Amelia Patierno, Anna Liguori, Anna Manzo, Anna Marigliano, Anna Patierno, Antonella Esposito, Flora Faliti, Flora Quarto, Gianna Mosca, Giustina Cirillo, Giusy Esposito, Ida Pollice, Iolanda Vasquez, Melina De Luca, Nunzia Patierno, Patrizia Iorio, Rosa Tarantino, Rosalba Fiorentino, Rosetta Lima, Rossella Cascone, Susy Cerasuolo, Susy Martino e Tina Esposito – che, attraverso l’esperienza del teatro, hanno condiviso momenti intimi e privati, forti della sorellanza che sono riuscite a costruire in quel periodo anche grazie a Marina Rippa, che si occupa del progetto. Da trent’anni Marina Rippa si dedica alle donne conducendo laboratori teatrali nei quartieri complessi di Napoli, attraverso il quale riescono ad esprimere ciò che sono realmente, superando i limiti imposti dalla cultura in cui vivono.

La locandina ufficiale di Si dice di Me, documentario di Isabella Mari
La locandina ufficiale di Si dice di Me, documentario di Isabella Mari

Il laboratorio diventa per loro spazio vitale di condivisione e liberazione, dove il corpo e la voce si fondono per rendere visibile l’invisibile, attraverso la bellezza e la forza insite in ognuna di loro. In un improvviso momento buio nella vita di Marina, l’abbraccio delle sue donne dimostrerà che il forte legame di sorellanza nato nel tempo va oltre i confini del teatro. Il film racconta questo viaggio di emancipazione e autodeterminazione che trasforma lo spazio scenico in un luogo sacro dove storie di ribellioni e riscatto prendono vita. Per andare a fondo nell’anima di Si dice di me abbiamo intervistato la regista Isabella Mari, che ci ha raccontato com’è entrata in contatto con Marina Rippa e quali sono state le difficoltà nel lavorare ad un progetto di questo tipo.

Isabella Mari in un momento del documentario
Isabella Mari in un momento del documentario

L’INCONTRO – «Nasce tutto da Marina che si è messa in contatto con le produttrici di Si dice di me perché cercava qualcuna che potesse documentare la messa in scena della prima rappresentazione del laboratorio, quella che purtroppo non si è mai fatta per via del Covid. Sono arrivata senza conoscere niente e nessuno di questo progetto preziosissimo e me ne innamoro. Ascolto quello che le donne lì presenti avevano da dirmi e da raccontare, perché quello che loro raccontano lo fanno per costruire il personaggio che è poi della protagonista della performance. Mentre loro ricercavano i personaggi, io scoprivo i miei. È stata una fase che mi ha consentito di poter raccogliere questi racconti che sono diventati un po’ di tutti noi.»

Una scena di Si dice di Me
Una scena di Si dice di Me

MOMENTI INTIMI E PRIVATI – «Non volevo fare con Si dice di me un’operazione di sciacallaggio sulla vita di queste donne: quando mi rendevo conto che i racconti diventavano troppo delicati, intimi e dolorosi, fermavo proprio la camera. Questo mi ha permesso anche di conquistare la loro fiducia. Ovviamente la gestazione è stata lunga e io stessa sono arrivata ad interrogarmi sul mio ruolo: mi sono chiesta perché stessi continuando. È stato fondamentale in questo il rapporto con Marina, che è diventa importante nel film anche come personaggio. Il modo poi in cui le donne del progetto raccontano le loro vite è fortissimo, con queste immagini verbali talmente spontanee che è stata davvero dura decidere cosa tenere e cosa non mostrare, anche proprio in fase di montaggio».

Una scena di Si dice di Me
Una scena di Si dice di Me

SORELLANZA – «La cosa a cui tenevo di più che uscisse fuori da Si dice di me, anche mentre ci lavoravo, era questo rapporto di sorellanza. Loro c’erano l’una per l’altra. È una cosa che si è manifestata anche nel loro bisogno del laboratorio di Marina, così come poi per Marina è stata fondamentale la loro presenza nel momento in cui ne ha avuto più bisogno.»

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