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Tra l’Australia e l’Oscar | Perché Nicole Kidman è un’attrice migliore di quanto pensiate

Da Massimo Ciavarro a Tom Cruise, dall’Australia all’Oscar, eppure sempre sottovalutata. Perché?

Nicole, Nicole, Nicole, non stare a sentirli...

MILANO – «Il periodo che va dalla presentazione di Moulin Rouge alla vittoria dell’Oscar per The Hours è stato molto strano perché ci fu la totale collisione tra un successo professionale e un fallimento personale». Pochi, a inizio anni Novanta, avrebbero scommesso su una grande carriera di attrice drammatica di Nicole Kidman, che a vent’anni, era il 1987, si fece conoscere dal pubblico italiano per essere la protagonista – con Massimo Ciavarro e Maurizio Mattioli – di Un’australiana a Roma, film per la televisione prodotto dalla Rai. Il passo da Ciavarro a Cruise è davvero breve: qualche anno dopo, sul set di Giorni di tuono incontra il divo Tom nel pieno del suo furore, e da quel momento daranno vita alla coppia di Hollywood più chiacchierata degli anni Novanta.

17 aprile 1998: Nicole Kidman con Tom Cruise e Brad Pitt al Beverly Hilton Hotel. Foto Shutterstock.

Non dispiace vederla nel thriller Malice e nel lacrimevole My Life, ma i più maliziosi rimarranno convinti ancora per un po’ che senza la star di Top Gun il nome della Kidman sarebbe continuato a circolare soltanto tra fiction europee e soap opera australiane. Vero? No. Può darsi che sia sorto qualche dubbio vedendola recitare in Da morire di Gus Van Sant, per cui vinse addirittura il Golden Globe, o nell’elegantissimo Ritratto di signora. Il matrimonio con Cruise è destinato a sbriciolarsi, qualcuno lo intuisce prima degli altri: Stanley Kubrick, che li sceglie per portare sullo schermo una delle sue grandi ossessioni di sempre, la sua versione di Doppio sogno di Arthur Schnitzler. Il risultato è Eyes Wide Shut.

Sul set di Eyes Wide Shut con Cruise e Stanley Kubrick.

Niente sarà più come prima: ora Nicole è nuda, davanti allo specchio, come in una delle scene più famose del capolavoro kubrickiano. Libera dall’ingombrante presenza di Cruise e dal chiacchiericcio, meriterebbe di vincere quattro Oscar in tre anni: Moulin Rouge, The Others, The Hours, Dogville. Trionferà agli Academy solo per l’incredibile trasformazione in Virginia Woolf, ma gli scettici saranno smentiti per sempre, perché la Kidman è la più brava d’inizio millennio e una delle interpreti più eclettiche mai viste: sexy e romantica nei panni di Satine, dolente, diabolica e inquietante per autori come Alejandro Amenábar e Lars von Trier.

Con Sofia Coppola e Elle Fanning sul set de L’inganno.

Forse non replicherà più quel momento entusiasmante dei primi anni Duemila, ma oggi Nicole Kidman è senza dubbio un punto di riferimento per l’intero universo femminile: una donna emersa con le sue armi, che è caduta e si è rialzata unicamente per merito del suo talento. Sola e indipendente, forse austera, ma fiera e mai rassicurante: da Birth a Big Little Lies, passando per Rabbit Hole e il dimenticato L’inganno (e provate a ripescare il sottovalutato Il cardellino) i suoi sono sempre personaggi feriti, tormentati, capaci di esprimere un orrore interiore eppure di rimanere sempre in piedi. A testa alta.

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