CANNES – No, non è uno slogan da pubblicità: Pierfrancesco Favino può davvero fare tutto. Semmai ci fosse bisogno di un’ulteriore prova, eccola ne Il Traditore, che lo vede nei panni di Tommaso Buscetta, il primo pentito di mafia degli Anni Novanta. Diretto da Marco Bellocchio, il film è l’unico italiano in concorso al Festival di Cannes, ed esce oggi, 23 maggio, nell’anniversario della Strage di Capaci in cui perse la vita il giudice Giovanni Falcone. Per l’occasione l’attore romano – che intanto continua a fare avanti e indietro con Hollywood – si trasforma fisicamente e mentalmente, per dare volto e voce ad uno dei capitoli più neri della storia italiana.
IL PENTITO «Buscetta? Sappiamo solo quello che ha raccontato. A sentire lui non ha mai avuto a che fare con il crimine, al massimo qualche marachella, forse il contrabbando di sigarette, ma poi, entrato a contatto con l’ambiente mafioso vero e proprio, dice di essersi subito pentito. Ecco, in questo c’è qualcosa che a me non torna. Figlio di vetraio, che per tutta la vita cambia faccia, prima ancora di essere braccato, negli Anni Settanta, quando ancora non era così ricercato. In lui c’è innanzitutto vanità. Come ultimo di 17 figli avrebbe tranquillamente potuto fare il mestiere del padre, invece si sceglie una vita e sa che da quel mondo si esce in un modo solo…».
IL MITO «Nel momento dell’arresto in Brasile le leggende narrano tante cose. Ma non certo che fosse estraneo al traffico di stupefacenti. Vere o false, le voci contribuiscono a creare un mito di cui lui era contento. Cosa condivido con lui? Lui ha fatto le sue scelte, in parte dovute alla realtà della Sicilia di quegli anni, senza benessere e alfabetizzazione, e in parte frutto della sua volontà. Sempre lui afferma ad un magistrato durante un interrogatorio qualcosa del genere: “Se devo farle paura, mi devo mostrare gentile”. E non c’è una persona con cui lui abbia parlato che non sia stato affascinata dai suoi modi. Pensate, scambiava ogni anno gli auguri di Natale con Enzo Biagi».
IL GIUDICE «Il processo? Il giudice non credo gli fosse amico, è stato l’unico a manipolare Buscetta che per la prima volta trova uno che come lui crede fino in fondo alla lealtà, convinto che non esistano intoccabili. La pensa così anche Buscetta, pur essendo dall’altra parte del fiume, e tra loro s’instaura una sorta di rispetto siciliano. L’abilità strategica di Buscetta è enorme e gli viene riconosciuta da tutti, anche dalla giustizia».
IL FISICO «Ho messo su circa nove chili perhé esiste una fisicità nella mafia, costituita da un gruppo di imprenditori agricoli con stomaci rotondi, nonostante si curino, hanno l’aria rozza camuffata con i gabarden, e una presenza fisica che, a partire dalla respirazione, cambia il modo in cui guardi gli altri e come loro guardano te. Non era virtuosismo, ma desiderio d’incarnare il suo modo di vivere lo spazio e persino l’energia di un nome che rifiuta, di una spia».
LA POLEMICA «Sul mio profilo instagram il botta e risposta è durato ventidue secondi, il signor Giovanni Montinaro (figlio del caposcorta di Falcone, ucciso nell’attentato, ndr.) mi ha scritto: “Spero non sia una questione di marketing”, io gli ho risposto e la cosa è finita lì. Ci siamo anche scritti in privato e l’ho invitato a vedere il film. E il cinema può aiutare a non disperdere la memoria».
Qui potete vedere il trailer de Il Traditore:
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