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Il talento del calabrone | Tempo di un Black Mirror all’italiana? Ancora no…

Sindrome da Black Mirror? Forse. Il film di Giacomo Cimini punta in alto, ma si ferma a metà strada…

il talento del calabrone

MILANO – Domanda: ma cosa succede se una produzione nostrana tenta di partire dagli stilemi del thriller, almeno alla base, tipici del cinema americano? Non è una costruzione abituale per il cinema italiano, soprattutto per un thriller fatto come si deve e nel vero senso della parola (di cui, tra l’altro, avremmo disperatamente bisogno). È quello che ha tentato di fare Il talento del calabrone, secondo film di Giacomo Cimini con Lorenzo Richelmy, Anna Foglietta e Sergio Castellitto, uno dei tanti titoli nel palinsesto dell’inverno 2020 che, saltando per ovvie ragioni la sala, era sbarcato in streaming su Prime Video ed è ora disponibile su CHILI. L’idea da cui parte il film di Cimini è semplice ma interessante, e aveva tutte le potenzialità per essere una sorta di Black Mirror all’italiana.

il talento del calabrone
Anna Foglietta è il tenente colonnello Rosa Amedei.

Conosciamo Steph (Lorenzo Richelmy), un dj e conduttore radiofonico molto in voga, che una sera, durante una diretta, viene contattato da un misterioso uomo, Carlo. Entrano allora in gioco Sergio Castellitto e Anna Foglietta, quest’ultima nei panni di un tenente colonnello dei Carabinieri. Cosa c’entra Black Mirror? Castellitto si trasforma in un attentatore pazzo che tiene sotto scacco la città di Milano (bellissime le riprese notturne della metropoli dall’alto) e, tramite un virus informatico creato dal governo israeliano, minaccia di far saltare la centrale elettrica che alimenta la città. Fin qui il film regge, il problema è che poi il risultato bisogna portarlo a casa. E, purtroppo, Il talento del calabrone non riesce a raggiungere gli obiettivi con cui era partito.

Sergio Castellitto è Carlo, l’attentatore de Il talento del calabrone.

Sarà che ha puntato troppo in alto, o che storie di questo genere sono inusuali in Italia. Ma le notevoli scelte di regia e la recitazione di Castellitto non riescono a salvare un thriller che va un po’ troppo sui generis e cade nell’improbabile. Anna Foglietta, come al solito, non riesce a sfigurare nemmeno se ci prova, ma la sceneggiatura non le rende giustizia e la sua Rosa Amedei finisce per essere una caricatura, troppo forzata, dei famosi detective hard-boiled che animano il cinema a stelle e strisce. Se nello studio radiofonico tensione e pathos sono alle stelle – a tratti anche in modo esagerato –, per le strade non si respira la stessa aria e Milano è fin troppo calma per essere una città sotto assedio, nonostante sia in trending su Twitter e su tutti i canali in televisione.

Lorenzo Richelmy e Cristina Marino in una scena de Il talento del calabrone.

Spiegazioni affrettate e dialoghi banali non contribuiscono ad alzare il tenore di questo thriller non riesce a coinvolgere nelle sue dinamiche. Ci prova alla fine, quando viene rivelata la vera motivazione di Carlo per la sua messa in scena, e il colonnello Amedei e un collega guardano dall’alto la città che entra in un black out (che sia una citazione a Fight Club con un carabiniere al posto di Tyler Durden? Speriamo di no). Inutile dire che anche qui non riesce nel suo intento. Alla fine, Il talento del calabrone non lascia il segno e diventa l’ennesimo titolo che potrebbe portare una ventata di aria fresca dal gusto internazionale al cinema italiano ma si perde in un’esibizione fuori dalla sua portata. Sarà per un’altra volta.

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Qui potete vedere il trailer de Il talento del calabrone:

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