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Il disertore | Walter Poska, il passato della Germania e la storia vera dietro il film

Florian Gallenberger porta sullo schermo il romanzo di Siegfried Lenz, tra il nazismo e la guerra

il disertore
Der Überläufer. Il disertore di Florian Gallenberger.

MILANO – Florian Gallenberger, giovane e promettente regista tedesco, ha portato nel 2020 sul grande schermo Il disertore, la storia del soldato della Wehrmacht Walter Proska che, nell’estate del 1944, abbandona il campo di battaglia per disertare e imbracciare le armi a fianco dei partigiani polacchi e dell’Armata Rossa contro l’esercito nazista. La storia è tratta dal romanzo omonimo di Siegfried Lenz (in Italia edito da Neri Pozza Editore) che, oltre a raccontare una realtà che si consumava tra le gerarchie dell’esercito durante la Seconda Guerra Mondiale (come in tutte le altre guerre), ha una sua particolare storia e genesi.

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Jannis Niewöhner è Walter Poska ne Il disertore

Walter è il simbolo che Lenz usa per costruire un’analisi del vero male che serpeggiava durante la guerra. Walter è il prototipo del perfetto soldato tedesco: istruito per servire la patria ed essere fedele al Reich, combatte senza mettere in discussione gli ordini. Durante un viaggio, si innamora di una donna che conosce sul vagone in cui si trova. Questa sparisce durante un controllo e subito dopo una squadra dell’esercito fa esplodere i binari su cui viaggia il treno. L’evento scuote la coscienza di Walter, che si rende conto dell’inutilità della guerra perpetrata dai nazisti e decide di abbandonare la propria postazione. Lenz affianca quindi al “nemico” che veniva così definito dal regime – i partigiani –, quello che è invece il vero nemico: il nazismo, molto più subdolo perché nascosto dietro gli stendardi della patria e connaturato nei tedeschi che combattono in suo nome.

Una scena de Il disertore

La storia di Walter Proska, che è una preziosa aggiunta alla letteratura che nel dopoguerra ha raccontato sotto tutti i punti di vista il conflitto mondiale, è rimasto sepolto in un cassetto fino al 2015. Lenz aveva scritto il romanzo nel 1951 ma, dopo averlo presentato a quindici editori ed essere stato rifiutato tutte e quindici le volte, si era visto etichettato come disfattista e traditore della patria. Solo dopo la sua morte, avvenuta nel 2014, il manoscritto de Il disertore è stato ritrovato. Mandato immediatamente in stampa, ha visto la luce solo sessantaquattro anni dopo la sua stesura, e il suo autore non ebbe mai la soddisfazione di vederlo pubblicato.

Siegfried Lenz, l’autore de Il disertore.

«Sono scappato perché riesco a sopportarvi individualmente, ma come tedeschi ligi al dovere non vi sopporto. Voi tedeschi mentite talmente a voi stessi da pensare che l’abisso sia sempre un pericolo per gli altri». Nel suo libro, Lenz è riuscito a descrivere tutta l’insensatezza e la crudeltà, l’abisso di inumanità che la Germania nazista aveva creato e in cui aveva trascinato quegli uomini che erano disposti a morire per difenderla. Ma il problema era che la visione di Lenz era troppo lucida e razionale, metteva a nudo la verità che il Paese stesso non aveva il coraggio di ricordare e, quando la Germania non fu in grado di affrontare e guardare in faccia il suo passato, anche il libro di Lenz venne nascosto. Oggi, possiamo riscoprire Il disertore, insieme alla bella trasposizione di Gallenberger, per ricordare, comprendere e ricostruire un altro piccolo pezzo del passato.

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