ROMA – L’impiegato di banca Morán (Daniel Elías) elabora un piano per rubare denaro sufficiente a fuggire alla monotonia aziendale, confessare e scontare la pena mentre un suo collega nasconde il bottino. Messo sotto pressione dall’investigatrice finanziaria Laura Ortega (Laura Paredes) assunta dal direttore della banca Del Toro (Germàn De Silva), il complice Román (Esteban Bigliardi) incontra una donna misteriosa, Norma (Margarita Molfino), che cambierà per sempre le sorti dei due uomini. Parte da qui I delinquenti, un film di Rodrigo Moreno che dopo aver stupito nella sezione Un Certain Regard del concorso di Cannes 76 è ora al cinema con MUBI.
Un’opera personalissima per Moreno, I delinquenti, ispirata ad uno dei suoi film del cuore: «La prima bozza della sceneggiatura è stata ispirata da un classico argentino intitolato Apenas un delincuente, di Hugo Fregonese, del 1949. Da lì è nata l’idea del protagonista che ruba soldi dal suo stesso posto di lavoro» e piena espressione di quel Nuevo Cine Argentino che vede il rifiuto categorico di qualsiasi infrastruttura narrativo-industriale – a partire dalla realizzazione di soli high concept dal budget risicatissimo – in favore di un approccio sperimentale, documentarista e radicalmente indipendente di realismo poetico e peculiare fatto di narrazioni fluviali e immersive.
Nel caso de I delinquenti, l’approccio autoriale di Moreno si traduce nella resa di un racconto dal respiro letterario, e avvolto in costruzioni d’immagine ricercate tra soluzioni e transizioni poetiche e dissolvenze incrociate da cineteca, rivelatrici del destino dei suoi protagonisti. Moreno li lascia vivere in una narrazione a-lineare dal ritmo dosato, che nasce come heist movie sui generis per crescere come un apologo sulla libertà e i suoi costrutti, fino a svilupparsi nel segno di un’incisiva riflessione sul valore della scelta – la scelta di una vita modesta purché sia autentica e non più incastrante e alienante – e sul tempo, tra umorismo spiazzante e trovate giocose.
Come la scelta di rendere i nomi dei cinque protagonisti anagrammi, l’uno dell’altro, e quindi: Morán, Román, Norma, Ramon e Morna. E con essi, le relazioni de I delinquenti che il caso calcolato dallo script di Moreno finisce con l’accomunare in sogni e desideri, affetti e tempismo, sino a renderne vicini i destini attraverso forze misteriose e inspiegabili. E poi il cinema tra la poesia di Bresson (L’Argent), la magia di Kieślowski e quel senso di realtà in presa diretta tipico della Nouvelle Vague che finiscono con il rendere I delinquenti un’opera di enorme valore: preziosa, indimenticabile e da vedere a ogni costo, meglio se al cinema.
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