ROMA – Liberamente ispirato al romanzo per ragazzi Sulle onde della libertà di Nicoletta Bortolotti (Mondadori, 2015), ecco il racconto – sullo sfondo della striscia di Gaza durante la seconda Intifada, nel 2003 – della speciale amicizia di due bambini: il palestinese Mahmud e l’israeliano Alon, uniti, nonostante tutto, dalla passione per il mare e per il surf. Ma non solo, anche la storia di un’amicizia come la loro che sfida le convinzioni del mondo degli adulti e che potrebbe stravolgere per sempre le prospettive sul mondo e su quel mondo. Parte da qui I Bambini di Gaza – Sulle Onde della Libertà, opera prima di Loris Lai con Marwan Hamdan, Mikhael Fridel, Lyna Khoudri e Tom Rhys Harries, al cinema ora con Eagle Pictures in un momento di terribile attualità, dopo mesi in cui Gaza e sotto assedio e più di trentamila palestinesi sono stati uccisi dall’esercito israeliano.
Arricchito dalle musiche originali (e bellissime) di Nicola Piovani, I Bambini di Gaza è un film di libertà e coraggio. Un film potente, ma soprattutto tristemente attuale come è noto e come riportato dallo stesso Lai: «Poco dopo il completamento della lavorazione si è verificato l’attacco di Hamas del 7 ottobre con le sue tragiche conseguenze, purtroppo ancora in corso. Questi fatti imprevedibili hanno fatto si che i temi trattati nel film diventassero ancora più delicati e la speranza di pace ancora più importante». Da qui la scelta di condividerlo in anteprima mondiale con il Pontefice, Papa Francesco, che ha poi voluto esprimere il suo consenso attraverso parole commoventi e dolcissime.
«Questo film, con voci piene di speranza dei bambini palestinesi e israeliani, sarà un grande contributo alla formazione nella fraternità, l’amicizia sociale e la pace». Dopo una lavorazione decennale che ha visto Lai fronteggiare il buco nero del COVID, un’impervia sessione di casting tra le città di Tulkarem e Jenin in Palestina, e perfino noie burocratiche nell’asse Tunisia-Israele per alcuni dei minori co-protagonisti, ecco quindi (finalmente!) I Bambini di Gaza. Un coming-of-age ai confini del mondo conosciuto che racconta di sogni e speranze di bambini come tanti altri. Ognuno con i suoi desideri, le sue aspirazioni, la sua voglia di vita e libertà. Chi in cerca di un’onda da cavalcare, chi di un negozio circondato da amici.
Sullo sfondo, però, c’è la guerra in I Bambini di Gaza. Il grande livellatore universale che decide per tutti, triturando quel bisogno di normalità e routine fatto di bisticci e capricci e gelosie, scherzi e sogni, che finisce con l’insegnare a Mahmud, Alon e tutti gli agenti scenici della narrazione di Lai quanto sa essere spietata la vita. Un’opera nobile nelle intenzioni e nei messaggi di speranza veicolati. Un po’ meno nella resa, nell’assenza di quella specifica grazia registica che un tema simile avrebbe meritato in termini filmici e che solo i grandissimi (Farhadi, Kiarostami, Makhmalbaf, Mehrjui, Naderi, Panahi) sarebbero stati in grado di trasporre. È certamente un buona la prima, però, per Loris Lai. Un film per tutti, un film da vedere, soprattutto oggi per capire prima di giudicare.
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