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Halloween: perché quarant’anni dopo Michael Myers fa ancora più paura

Lo slasher polivalente e metaforico di David Gordon Green che omaggia la saga di Carpenter è su CHILI

«You may think they scare me. You’re probably right. Black cats and goblins on Halloween night: Trick or treat!». I bambini, mascherati da fantasmi e demoni, canticchiano la stessa identica filastrocca che, quarant’anni prima, avevano canticchiato i loro genitori. È la notte delle streghe, in fondo, e Halloween, di certo, non si può cancellare dal calendario. Anzi, come si dice, lo show deve andare avanti. E poco importa se sei ad Haddonfield, Illinois, uno sputo di provincia americana con una Main Street al centro e una mezza dozzina di incroci a schiera, le betulle al bordo della strada, le casette basse, dove tutti si conoscono, dove tutti ricordano di quella notte lontana e sbiadita, in cui il male, letteralmente, scese in terra. E, quarant’anni esatti dopo, il male è tornato. Michael Myers è di nuovo tra noi.

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He’s back.

Dimenticate i sequel, remake e reboot vari, arrivati in sequenza dal 1978. Dimenticateli e tornate indietro con la memoria a quel primo, indimenticabile film, in cui con un pugno di dollari il maestro John Carpenter scrisse e diresse uno tra i più importanti manifesti del genere horror e del genere slasher. Le paure, semplici ma profonde di una teenager come tante, riassunte in novanta minuti di buio e musica sintetizzata, cult e martellante. Come si può, in un epoca in cui il sequel è dominante e predominante, essere all’altezza della storia da cui si proviene? Semplicemente, attualizzando quel male totale e infinito, per raccontarlo in un epoca paurosamente abituata a tutto. Chi era Michael Myers? Chi è, Michael Myers? Ce lo dice, tenendo ben in mente i quarant’anni trascorsi, il regista David Gordon Green, con la sceneggiatura scritta da lui, Jeff Fradley e Danny McBride.

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Madre e figlia: Jamie Lee Curtis e Judy Greer.

Parte forte, Halloween – lo trovate su CHILI, da cinema che non teme niente, nemmeno una sequenza iniziale in cui si gioca tra l’onirico, il sogno e l’incubo, in cui Myers, di spalle e in catene, su di una scacchiera bianca e rossa, avverte la presenza di quella maschera senza volto. Il male, però, dice Green, è inarrestabile. Ma, ad aspettarlo, questa volta, c’è proprio quella Laurie Strode che fu – e sì, è ancora lei, una tosta e gigantesca Jamie Lee Curtis –, superstite di quella dilatata notte delle streghe. Quanto tempo è passato: una figlia nata e cresciuta con l’ossessione di una madre che non ha mai smesso di pensare a lui. E una nipote, giovane e bella, com’era lei stessa prima che le tenebre la inghiottirono per sempre. Laurie non ha mai dimenticato Michael. Michael non ha mai dimenticato Laurie. Entrambi hanno vissuto sapendo che la parola fine (forse) doveva ancora essere scritta.

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Jamie Lee Curtis è Laurie Stroode.

Fa ancora paura Michael Myers. Perché se Carpenter lo aveva dipinto come una figura quasi onirica – come quelle che vediamo prima di sprofondare nel sonno – Myers, oggi, esce da quella fase di dormiveglia, per fare sua la realtà: è ovunque, libero dalla dimensione astratta in cui era confinato. Quello che, nel 1978, era un mostro tutto da scoprire, adesso è addirittura superato. E Myers, diventa lo specchio del tempo in cui si risveglia, e lo diventa, sopratutto, la stessa Laurie. Le due figure si mischiano e si confondono, diventando, a tratti una sola. Laurie, schiava della paura impossibile da uccidere e Myers, ovviero la follia in carne ed ossa, muta e vuota. È l’uomo nero che esce fuori da un incubo da cui Laurie non si riesce a risvegliarsi. Esiste l’uomo nero, esiste eccome. E oggi è diventato ancora più pauroso, più forte, più oscuro.

Volete (ri)vedere Halloween e gli altri film della saga? Li trovate su CHILI

  • Hot Corn Tv: L’intervista a Jamie Lee Curtis, John Carpenter e Jason Blum
  • TIFF Social: Jamie Lee Curtis, le Strode women e il ritorno di Halloween
  • La Hall H del Comic-Con, Halloween e l’abbraccio a Jamie Lee Curtis

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